Roma - Senato - Sala
Capranica
Appunti sull’intervento
di Massimo Rosselli del Turco
sul problema dei minori
non accompagnati
Garante dell’Infanzia e l’adolescenza
- Al
novembre 2015 il Garante pubblica dati sui minori stranieri non
accompagnati facendo riferimento al 31 dicembre 2014
La relazione del Garante consiste di 28 pagine patinate di
cui 16 vuote!
- A
dicembre 2015, quindi contemporaneamente, il Ministero delle Politiche
Sociali pubblica i dati al 31 dicembre 2015!
Note:
- Pubblicazione
del Garante sui MSNA è stata quindi tratta dalla relazione del Ministero
e non è nemmeno aggiornata al 2015![1]
- Perché
i dati sui MSNA sono aggiornatissimi e quelli sui Minori italiani
languono al 31 dicembre 2012?
Presenze di MSNA
31
Dicembre 2013 6.319
31
Dicembre 2014 10.526
31
Dicembre 2015 11.921
Cittadinanza
EGITTO 2.753
ALBANIA 1.432
ERITREA 1.177
GAMBIA 1.161
NIGERIA 697
SOMALIA 686
BANGLADESH 681
SENEGAL 512
MALI 465
AFGHANISTAN 328
REPUBBLICA DEL KOSOVO 268
GUINEA 252
GHANA 241
COSTA D'AVORIO 234
MAROCCO 201
PAKISTAN 181
TUNISIA 70
ALTRE 582
Età
17 ANNI 6.432
16 ANNI 3.238
15 ANNI 1.312
7/14 ANNI 896
0/6 ANNI 43
Genere
MASCHILE 11.371
FEMMINILE 550
Regione
di accoglienza
SICILIA 4.109
CALABRIA 1.126
PUGLIA 1.102
LAZIO 934
LOMBARDIA 931
EMILIA ROMAGNA 783
TOSCANA 521
CAMPANIA 510
FRIULI VENEZIA GIULIA 463
PIEMONTE 345
VENETO 322
SARDEGNA 220
LIGURIA 174
MARCHE
96
BASILICATA 92
PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO 69
ABRUZZO 42
PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO 35
MOLISE 22
UMBRIA 20
VALLE D’AOSTA 5
Minori
non accompagnati richiedenti Protezione Internazionale (MSNARA)
- Nel
corso del 2015 sono state presentate 3.959 nuove domande di protezione
internazionale
riferite a
minori non accompagnati.
- Rispetto
al 2014, anno in cui le richieste presentate erano state 2.557, il dato è
in forte crescita e ha registrato un andamento pari a + 54% nell’ultimo biennio
- Con
riferimento a tale aspetto, l’incidenza dei minori con cittadinanze
provenienti dai Paesi africani si conferma preponderante:
- Nel
2015 sono 3.327 i minori di origine africana richiedenti asilo, pari
all’80% del totale.
In particolare, i principali paesi di
provenienza dei minori richiedenti protezione sono
·
il Gambia 1.171 minori, pari al 29,6% del totale,
·
la Nigeria 564 minori, pari al 14,2% del totale
·
il Senegal 437 minori, pari all’11% del totale.
Nota
La
geografia di provenienza dei minori richiedenti protezione internazionale
differisce rispetto a quella degli adulti, per i quali i paesi di origine
prevalenti sono
quelli del Corno d’Africa ed in
particolare Eritrea e Somalia.
Distribuzione
per tipologia di collocamento dei MSNA presenti
STRUTTURA 10.648 !
PRIVATO 675 !
NON DISPONIBILE 598 ! (non sono stati trovati i bambini?)
Strutture di accoglienza
- Le
strutture di accoglienza nelle quali sono presenti minori stranieri non
accompagnati censite nella banca dati della Direzione Generale
dell’immigrazione e delle politiche di integrazione sono 1.012.
- Le
strutture di accoglienza, sebbene presenti in tutto il territorio
nazionale, si distribuiscono nelle Regioni italiane con livelli di
concentrazione diversificati.
- Le
prime cinque regioni per maggior numero di strutture presenti assommano
oltre il 60% del totale delle strutture Italiane
- Sicilia,
248
- Campania,
102
- Puglia,
102
- Lombardia 79
- Lazio 77
Nota
importante
- Più
dell’80% delle strutture che accolgono i minori risultano essere
autorizzate o accreditate da un ente pubblico: al 31 dicembre 2015, quasi
l’85% dei minori non accompagnati sono collocati in tali strutture. (85)
- Le strutture che
non risultano in possesso di un’autorizzazione/accreditamento sono il 18%
e accolgono una quota di minori pari al 15.5% del totale!
- Oltre
la metà delle strutture non autorizzate/non accreditate (97 strutture pari
al 53,3%) sono localizzate nella Regione Sicilia;
- Al
31 dicembre 2015, sono quasi 750 i minori accolti nelle strutture non
autorizzate/non accreditate siciliane.
- Sembra
che oltre il 40% di queste strutture ha avviato l’iter amministrativo per
l’ottenimento dell’autorizzazione/accreditamento.
Distribuzione
% per genere ed età dei MSNA accolti nelle strutture di accoglienza temporanea
ad alta specializzazione
17
ANNI
Maschi 90,7
Femmine 9,3
16
ANNI
Maschi 90.0
Femmine 10.0
15
ANNI
Maschi 91,0
Femmine 9.0
14
ANNI
Maschi 90.4
Femmine 9.6
13
- 9 ANNI
Maschi 91.2
Femmine 8,8
Il problema dell’identificazione allo sbarco
Il
Presidente Gennaro Migliore della Commissione parlamentare di inchiesta sul
sistema di
accoglienza
e di identificazione, nonché sulle condizioni di trattenimento dei migranti nei
centri di accoglienza, nei centri di accoglienza per richiedenti asilo e nei
centri di identificazione ed espulsione nella seduta del 13 gennaio u.s.,
presentando l’audizione di Miguel Angelo Nunes Nicolau, Coordinating
Officer di Frontex, ricordava che l'Agenzia europea per la gestione
della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri
dell'Unione europea Frontex ha specifiche competenze in materia di gestione
delle frontiere esterne in cooperazione con le istituzioni nazionali.
Il
presidente ricordava fra le altre cose che:
”[……]
nel mese di dicembre è stata aperta una procedura di infrazione nei confronti
dell'Italia per la mancata applicazione della normativa europea. Questa
iniziativa delle istituzioni europee si ricollega alla censura mossa all'Italia
in merito ad una supposta insufficienza nell'azione di identificazione di
coloro che sbarcano sulle nostre coste.
Tengo in ogni caso ad evidenziare che, continuava Migliore rivolgendosi a Nunes Nicolau:
Tengo in ogni caso ad evidenziare che, continuava Migliore rivolgendosi a Nunes Nicolau:
“in
considerazione delle alte percentuali dell'ultimo trimestre nel 2015, a fronte
di 153.842 arrivi in Italia, sono stati foto-segnalati complessivamente 128.796
stranieri, 57.780 per ingresso illegale e 71.016 per richiesta d'asilo, quindi
più dell’80%” - e continuava - Siamo infine interessati ad acquisire
informazioni, per i suoi punti di interferenza con il sistema nazionale di
accoglienza che la Commissione ha il compito di indagare, sul progetto di
riforma volto a caratterizzare sempre più questa struttura europea come guardia
europea di frontiera terrestre e marittima, a supporto delle autorità nazionali
quando non fossero in grado di assicurare una piena applicazione dei trattati
in materia d'ingresso sul suolo europeo. [……]
Nunes
rispondeva che gli obbiettivi dell’approccio hotspot sono essenzialmente due:
1 [……] l'identificazione e la registrazione di
tutti i migranti, cittadini di Paesi terzi che arrivano ai confini esterni,
per cui nessuno deve poter lasciare il cosiddetto hotspot senza
essere stato correttamente identificato e registrato;
2
[……] la lotta contro il traffico e il
contrabbando di esseri umani e contro le reti criminali che si celano
dietro a queste attività illecite.
“Il
pacchetto di sostegno fornito all'Italia da Frontex” continuava Nunes Nicolau ,
riguarda principalmente sei ambiti:
·
l'identificazione
·
l'esame
dei documenti
·
la
registrazione,
·
il rinvio
·
l'attività
di interrogatorio
·
l'eventuale
rimpatrio
nell’occasione
Nunes Nicolau parla solamente dell’identificazione e registrazione.
“Per
quanto riguarda l'identificazione, - continua Nunes Nicolau - noi utilizziamo
esperti di screening provenienti dagli Stati membri che sono
specializzati nell'individuare le nazionalità. Quel che accade in Italia – lo
sapete meglio di me – è che il 99 per cento dei migranti che arriva non è in
possesso di documenti di viaggio o documenti di identificazione, quindi il
compito da svolgere è enorme.
Questo consiste nel presumere quale sia il Paese d'origine della persona affinché si possa stabilire la nazionalità del migrante. I nomi si possono cambiare facilmente, tutte le dichiarazioni rilasciate da un migrante mentre si presenta all’hotspot non possono essere verificate, ad eccezione della raccolta delle impronte digitali in fase di registrazione.
Le impronte digitali sono l'unico strumento che le forze di polizia hanno per fare controlli incrociati sull'identità della persona e verificare se esistono informazioni su di lei in Europa o anche in un Paese terzo, qualora si sia in grado di contattare Interpol per controllare. Tutte le altre fonti di identificazione sono discutibili, tutte le dichiarazioni che vengono rilasciate dalla persona che arriva non possono essere verificate con sicurezza neanche da noi; a volte presso gli hotspot si registrano numerosi casi di cambio di nazionalità, alcuni cittadini siriani, iracheni, eritrei beneficiano di una sorta di trattamento «speciale» perché possono essere sottoposti alla procedura di ricollocamento. Quindi si sparge subito la voce tra i migranti.
Questo consiste nel presumere quale sia il Paese d'origine della persona affinché si possa stabilire la nazionalità del migrante. I nomi si possono cambiare facilmente, tutte le dichiarazioni rilasciate da un migrante mentre si presenta all’hotspot non possono essere verificate, ad eccezione della raccolta delle impronte digitali in fase di registrazione.
Le impronte digitali sono l'unico strumento che le forze di polizia hanno per fare controlli incrociati sull'identità della persona e verificare se esistono informazioni su di lei in Europa o anche in un Paese terzo, qualora si sia in grado di contattare Interpol per controllare. Tutte le altre fonti di identificazione sono discutibili, tutte le dichiarazioni che vengono rilasciate dalla persona che arriva non possono essere verificate con sicurezza neanche da noi; a volte presso gli hotspot si registrano numerosi casi di cambio di nazionalità, alcuni cittadini siriani, iracheni, eritrei beneficiano di una sorta di trattamento «speciale» perché possono essere sottoposti alla procedura di ricollocamento. Quindi si sparge subito la voce tra i migranti.
Quel
che accade oggi è che quasi tutti i nord-africani dicono di essere eritrei o
siriani; a volte capitano persone che vengono dalla Somalia o dall'Etiopia e
dicono di essere eritree, quindi è importante il lavoro degli esperti di screening,
che integrano la propria attività con quella degli ufficiali italiani per la
migrazione in squadre «combinate», al fine di potenziare le capacità di screening e
rendere quanto più accurata possibile la presunzione di nazionalità del
migrante.
Un ruolo fondamentale è quello dei mediatori culturali, che svolgono un lavoro straordinario per aiutare a stabilire in maniera quanto più accurata possibile la nazionalità del migrante. Questi quindi sono i due ambiti principali, l'identificazione e la registrazione, in cui Frontex fornisce sostegno.
Un ruolo fondamentale è quello dei mediatori culturali, che svolgono un lavoro straordinario per aiutare a stabilire in maniera quanto più accurata possibile la nazionalità del migrante. Questi quindi sono i due ambiti principali, l'identificazione e la registrazione, in cui Frontex fornisce sostegno.
Quali
sono le sfide correlate ? Lei ha citato
– continua Nunes Nicolau rivolgendosi a Migliore - cifre di migranti dei quali
sono state raccolte le impronte digitali, circa 128.000 su un totale di
153.000; l'intenzione della Commissione è che attraverso le varie agenzie
si possa raggiungere un'acquisizione delle impronte digitali pari al cento per
cento. Questo crea una situazione particolarmente interessante: alcuni migranti
non vogliono che vengano prese le loro impronte digitali perché è in vigore il
regolamento di Dublino e sanno che, se vengono registrati qui, devono
presentare la loro domanda d'asilo qui, quindi sono costretti a restare in
Italia. - E molti, come sapete,
aggiungo io non ci vogliono restare! –
“Con
il processo di ricollocamento esiste una nuova alternativa: i migranti, anche se sono registrati qui,
possono essere ricollocati in altri Stati membri, dove la loro domanda d'asilo
viene presentata ed esaminata; se si decide la concessione dell'asilo, l'asilo
viene concesso in quel Paese. Per il ricollocamento si tiene conto dei legami
familiari e di una serie di altre circostanze.”
Ma
il problema è che spesso nemmeno il migrante sa dove voler andare! Se Germania,
in Portogallo, in Spagna o in Finlandia o da altra parte!
“Tornando
alle impronte digitali, quello che abbiamo visto e che sta accadendo - continua
Nunes Nicolau - è che ci sono due hotspot
aperti, a Lampedusa dall'inizio di ottobre e poi Trapani, che è stato
aperto di recente, il 22 dicembre. In questi due hotspot, insieme
alle autorità italiane e a tutte le altre agenzie dell'Unione Europea siamo
stati in grado di creare una struttura di capacità rafforzata, che ci ha
consentito di affrontare l'arrivo di un numero enorme di persone, abbiamo
definito delle procedure operative standard che ci aiutano a chiarire i vari
passi da percorrere, perché in passato abbiamo visto che le procedure svolte in
una regione erano completamente diverse da quelle di un'altra regione, per cui
in un punto di sbarco si procedeva in un modo, in un altro punto si procedeva
in un'altra maniera.
[……]
c’è qualcuno che non vuole farsi prendere le impronte digitali ma si ha
l'obbligo di doverlo fare per forza. È un compito molto difficile da svolgere,
[……] pur in linea con i diritti
fondamentali dell'individuo che devono essere rispettati, esiste anche
l'obbligo previsto dalla normativa europea e dalla normativa nazionale, che
prevede che quella persona debba
comunque essere identificata.
[……]
L'acquisizione forzata delle impronte digitali prevede diverse fasi: una fase
di consulenza, una fase di tentativi e, se la persona non collabora, può essere
portata in un altro centro, dove viene effettuato un altro tentativo, fino a
quando non si raggiunge l'obiettivo. L'uso della forza è naturalmente l'ultima
risorsa, ma nel frattempo devono esserci tutte le condizioni affinché quella
persona non possa proseguire il proprio viaggio fuori dall’hotspot se
non è stata identificata.
Se consentiamo alle persone che non hanno fornito le proprie impronte digitali di seguire lo stesso percorso di coloro che le hanno fornite, si accetta il rifiuto di chi non vuole dare le proprie impronte, perché tanto sa che in ogni caso seguirebbe il percorso degli altri. [……] L'esigenza dell'identificazione di cittadini di Paesi terzi privi di documenti di viaggio comporta una sola possibilità: l'acquisizione di impronte digitali. Ecco perché stiamo concentrando i nostri sforzi, stiamo utilizzando esperti di vari Stati membri per rafforzare le capacità delle autorità italiane già sul campo, nell'intento di passare al livello successivo: la percentuale del 100 per cento.”
Se consentiamo alle persone che non hanno fornito le proprie impronte digitali di seguire lo stesso percorso di coloro che le hanno fornite, si accetta il rifiuto di chi non vuole dare le proprie impronte, perché tanto sa che in ogni caso seguirebbe il percorso degli altri. [……] L'esigenza dell'identificazione di cittadini di Paesi terzi privi di documenti di viaggio comporta una sola possibilità: l'acquisizione di impronte digitali. Ecco perché stiamo concentrando i nostri sforzi, stiamo utilizzando esperti di vari Stati membri per rafforzare le capacità delle autorità italiane già sul campo, nell'intento di passare al livello successivo: la percentuale del 100 per cento.”
Sappiamo
per certo che il Ministero dell’Interno sta proponendo altre misure di accertamento
e nuove tecnologie per attuarlo.
Nell’audizione
sono state fatte tante altre domande da parte dei parlamentari al
rappresentante Frontex, fra cui quello della….Pia Elda Locatelli, sul “tema
delle donne, perché – dice la deputata - nessuna donna ammetterà mai di essere
qui vittima della tratta, ma sono tanti i casi. Mi riferisco in particolare
alle donne nigeriane, per le quali abbiamo già presentato un'interpellanza, e
ci è stato obiettato che queste donne dichiarano di essere qui «per lavoro»”
Nota personale
- La cosa che personalmente mi lascia perplesso è quella
che nessuno nell’occasione dell’audizione abbia chiesto al Nunes Nicolau
del “problema dei minori non accompagnati che scompaiono”,
- se anche loro vengono identificati nella stessa maniera
come personalmente credo,
- o se, essendo minori non ci siano altri modi di
identificarli
- e di quali precauzioni oggi sono in atto negli sbarchi
nei loro confronti.
- Ci preoccupiamo del pur gravoso problema della “tratta
delle donne” e non ci preoccupiamo dell’ancora più gravoso problema dei
bambini di cui non riusciamo a trovare più traccia, sicuramente molti
vittime della stessa tratta sessuale o dei trafficanti di organi?
La
mia perplessità è che nessuno ne voglia parlare o che comunque questo è un argomento
imbarazzante: Mi chiedo perché…
lascio a voi una risposta per riflettere…..
La
domanda non è banale in quanto in occasione della mia audizione in Commissione
Infanzia il 29 settembre 2015[3]ebbi
a dire che:
Il ministro Maroni nel 2009, parlando dei
bambini migranti non accompagnati, alla prima assemblea pubblica dell’Unicef,
lanciò un grido d’allarme dicendo che in Italia esiste un traffico di organi.
- “[… ..] su
1320 minori approdati a Lampedusa, ovviamente portati d qualcuno, circa
400 sono spariti e di loro non abbiamo più notizie. [……]La traccia
del traffico d'organi è rintracciabile negli esposti provenienti da
diversi paesi del mondo che nel corso degli anni, e anche nel 2008, sono
stati portati all'attenzione della polizia italiana, che ha iniziato un'attività
di indagine […..] si incrociano con un dato che è
assolutamente negativo e molto preoccupante e che riguarda i minori
extracomunitari che spariscono ogni anno in Italia”.[4]
Recentemente
i parlamentari Nicchi, Palazzotto, Matarrelli, firmano una interrogazione a risposta
scritta ai Ministri dell’Interno e del lavoro e politiche sociali in relazione
ai minori scomparsi dai centri di accoglienza[5] in cu fra l’altro si diceva:
[…..] il
ministro dell’Interno, Angelino Alfano, nel corso della recente seduta della
commissione parlamentare Antimafia della Sicilia, [ha detto che
n.d.r.]sono 3.707 i minori stranieri
scomparsi nel 2014 dai centri di accoglienza, su un totale di 14.243 sbarcati
sulle nostre coste. Solo in Sicilia i minori stranieri non accompagnati
scomparsi dai centri sono 1.882 su 4.628 registrati; come dichiarato da
Carlotta Sami, portavoce Unhcr per il Sud Europa, le cifre comunicate dal
Ministro rappresentano un dato allarmante, che si aggiunge a quello del numero
clamoroso di minori stranieri non accompagnati arrivati in Italia l’anno
scorso: quasi il 10% del totale degli sbarchi; Quello che preoccupa è la sorte
di chi scompare dai centri. “Questi minori hanno diritto a una protezione
rafforzata sia in base alla legge nazionale che a quella internazionale – ha
spiegato il presidente del Consiglio italiano rifugiati (Cir), Christopher Hein
– , lo Stato italiano nei loro confronti ha una grande responsabilità [n-d.r.: è grave che ne scompaiano più di 10
al giorno, 13 con l’ultimissimo aggiornamento. Il rischio è che finiscano
sfruttati o in mano alla criminalità.]
Il Presidente
della Commissione regionale antimafia della regione Sicilia, Nello Musumeci, ha
denunciato che negli ultimi anni dai centri di accoglienza della Sicilia sono scomparsi
circa 1.300 bambini e che solo una minima parte di questi ragazzi – si calcola
più o meno il venti per cento – raggiunge i genitori nel Nord Italia o nel Nord
Europa;
il Ministro
dell’Interno ha annunciato di aver siglato un accordo con Regioni e Comuni per
dare maggiore efficienza alla unità di missione per la tutela dei minori non
accompagnati;
quali iniziative
urgenti si intendano adottare per contrastare l’elevatissima percentuale di
minori stranieri scomparsi dai centri di accoglienza;
se non si
intenda intensificare e rendere efficaci le misure volte a rintracciare e
ricondurre i minori nei centri di accoglienza, anche al fine di evitare che
detti minori non finiscano sfruttati o in mano alla criminalità;
quali siano le
indicazioni contenute nell’accordo con le Regioni ed i Comuni dato che minori
hanno diritto a una protezione rafforzata sia in base alla legge nazionale che
a quella internazionale.” [6]
Durante la mia audizione
del 29 la presidente Brambilla aggiunse:
“Le faccio una precisazione, per aggiornare ulteriormente i suoi
dati. Il ministro aveva parlato di oltre 3.000 minori scomparsi. Tuttavia, nel
mese successivo, ai suoi dati si sono aggiunti quelli delle prefetture, che
avevano in carico questi minori a livello locale, e di cui quindi il ministro
non disponeva. In tutto, sono più di
5.000 su 13.000 [……]Sì, sono stati aggiornati un mese dopo il
discorso del Ministro degli interni, con l'arrivo dei dati dal territorio, cioè
dalle prefetture. Pertanto, su 13.000 minori, sono più di 5.000 quelli
scomparsi.”[7]
Altro dato al 31 12 2014
a cura del Ministero delle Politiche Sociali:
Sul totale dei 2002 minori accolti
nel periodo c 20 marzo – 31 dicembre 2015 ,
- 844 minori si sono
allontanati volontariamente (pari al 42% del totale);
Per assicurare
gli standard minimi di accoglienza occorre che:[8]
- Siano identificati
in maniera certa allo sbarco con dei braccialetti che devono portare fino alla
comunità di accoglienza
- Si faccia chiarezza rispetto ai criteri in base ai quali
viene stabilita la competenza di un Ente locale a sostenere gli oneri
dell’accoglienza nelle Comunità per minori.
- Il Fondo per l’accoglienza dei MSNA assicuri risorse certe
e sufficienti e che non gravi sulle spese dei Comuni.
- Ogni minore sia tempestivamente affidato ad un tutore,
ovvero una persona che lo supporti e rappresenti legalmente.
- Venga designata la figura di “Tutori volontari”, ossia persone adeguatamente istruite e
formate che volontariamente sostengano e rappresentino legalmente il minore.
- Si
promuova l’affido familiare dei minori come per gli italiani!. La normativa
italiana stabilisce che i minori stranieri, anche se entrati in Italia
irregolarmente, sono titolari di tutti i diritti sanciti dalla Convenzione di
New York sui diritti del fanciullo del 1989. [9]Inoltre,
“i minori non accompagnati non possono essere espulsi e devono essere collocati
in un luogo sicuro”[10].
A
livello nazionale, si individuano prassi diverse rispetto al soggetto
istituzionale che provvede all’individuazione dei posti in accoglienza e al
collocamento dei MSNA in Comunità. In alcuni casi è competenza della Questura,
in altri dell’Autorità PS che li affida ai Servizi Sociali del Comune. Spesso,
al fine di individuare i posti disponibili in accoglienza, le Autorità che
devono provvedere al collocamento in luogo sicuro, sono costrette a cercare un
contatto con le “Comunità Alloggio”, senza disporre di una mappatura delle
Comunità presenti sul territorio. Piuttosto che a livello nazionale, tale
ricerca si svolge di solito nell’ambito del distretto o della Regione di
rintraccio o di sbarco, anche a causa dell’incertezza rispetto al soggetto
istituzionale competente a sostenere i
costi del trasferimento. Pertanto:
- Il collocamento del minore deve tener conto della sua
situazione personale, delle sue aspirazioni che possono trovare riscontro in
determinati territori o del suo desiderio di ricongiungersi con qualche
familiare.
- Il minore capace di discernimento può e deve esprimere la
propria opinione su ogni questione che lo interessa nell’ambito di ogni
procedura giudiziaria, e che le sue opinioni devono essere prese in
considerazione tenuto conto della sua età e del suo grado di maturità.[11]
- Il collocamento in Comunità del minore deve tener conto
della situazione personale, della sua volontà a ricongiungersi con familiari
presenti sul territorio e delle sue aspirazioni per il futuro sociale e lavorativo.
- Al fine di individuare le strutture che possono offrire
l’assistenza di cui il minore necessita, si deve realizzare una mappatura delle
Comunità presenti in Italia che indichi i servizi offerti, le risorse presenti
sul territorio e gli standard di accoglienza.
- Bisogna attuare monitoraggi periodici e strutturati delle
Comunità di Accoglienza
con l’obiettivo di accertare gli standard di accoglienza e sostegno per
i minori delle Comunità e per verificare che siano effettivamente avviati
percorsi di integrazione sociale e di orientamento a favore dei minori.
- Al fine di ovviare alla mancanza sul territorio di un
sistema di scambio di informazioni e cooperazione tra gli operatori di Comunità e i diversi
soggetti che a vario titolo si occupano della protezione dei minori si deve
attuare un sistema integrato di collegamenti informatici fra le varie Comunità
di Accoglienza.
- Per il superamento delle difficoltà di interpretazione
della normativa sull’immigrazione e del rischio di fornire ai minori
informazioni incomplete o scorrette, generando false aspettative o privandoli
di diritti per loro fondamentali, è necessario attivare dei corsi di formazione
e aggiornamento periodici rivolti agli
operatori di Comunità, sulla legislazione riguardante i minori (permesso di soggiorno per minore età, conversione
permesso, status di rifugiato ecc.)
- La Comunità deve offrire in modo
continuativo, nel caso siano presenti minori stranieri,
oltre alle professionalità previste
per legge, la figura di un mediatore
linguistico-culturale,
per facilitare una rapida e
puntuale comprensione dei bisogni e della situazione del minore.
- La Comunità dove sono ospitati i minori deve provvedere,
oltre al vitto e all’alloggio, anche
alle spese per il materiale didattico,
per il vestiario, per le attività ricreative.
- Settimanalmente o mensilmente si deve erogare ai minori
una “paghetta” che viene gestita dai ragazzi e che solitamente viene utilizzata
per le piccole spese personali e per la ricarica telefonica. Avere la
possibilità di poter ricaricare periodicamente la scheda telefonica,
soprattutto per i minori stranieri, è fondamentale perché consente ai ragazzi
di mantenere vivo il contatto con i familiari, informarli sulla loro vita ed avere notizie dei loro parenti. La
cosiddetta paghetta evita anche che i minori, per il bisogno di guadagnare,
siano un facile reclutamento da parte di
“datori di lavoro” in cerca di manodopera irregolare. Mettere a loro
disposizione una piccola somma da gestire, ha anche un funzione educativa, li
aiuta a crescere e ad assumersi le proprie responsabilità ed è anche una dimostrazione di
fiducia da parte di chi si occupa di loro. Restare senza soldi a causa di spese
poco oculate insegna quanto sia importante ponderare bene prima di acquistare
qualcosa e la distinzione tra beni necessari e beni superflui.
- I Comuni che erogano fondi per gli
enti gestori delle Comunità non devono ritardare nell’erogazione delle rette
per i minori in quanto questi ritardi influenzano negativamente la qualità e la
quantità dei servizi e dei beni erogati,
a svantaggio del minore. Tali fondi da reperire per la tutela del minore
dovranno avere la priorità di erogazione sugli altri capitolati di spesa ad
eccezione di quelli da erogare per calamità naturali e sociali urgenti. Questo
perché secondo l’art. 3 della Convenzione New York sui diritti del fanciullo
stabilisce il principio che in tutte le decisioni relative ai fanciulli,
assistenziali o giudiziarie che siano, l’interesse superiore del fanciullo deve
avere una considerazione preminente.
Lo stesso principio è descritto dai
cosiddetti LEPS anche dalla legge quadro 328/2000 del nostro ordinamento[12]
Premesso che i
MSNA al 18° anno di età vengono
considerati maggiorenni, ovvero persone che dal punto di vista anagrafico sono
indipendenti e perciò in grado di vivere per proprio conto, ma di fatto la
maggior parte dei ragazzi non ha sviluppato
competenze personali e professionali
per potersi avviare a una vita autonoma. Ciò è determinato sia dai tempi di permanenza in Comunità relativamente brevi che dalla assenza di strumenti quali ad
esempio l’insufficiente orientamento
verso corsi di formazione professionale
che abbiano come finalità l’inserimento nel mondo del lavoro.
“La maggiore età dei
ragazzi e delle ragazze stranieri deve essere stabilita in base alla legge
dello stato di cui hanno la cittadinanza, e non secondo la legge italiana”. Lo
dice la legge n.
218/95-Legge-del-31-5-1995-n-218] (articolo 42). Essa prevede che si deve applicare
in ogni caso la [Convenzione dell’Aja del 5 ottobre 1961 sulla competenza delle
autorità e sulla legge applicabile in materia di protezione dei minori(articolo 12). http://legale.savethechildren.it/ “Per
conseguenza, le autorità italiane devono considerare minorenni i ragazzi che
sono tali in base alla legge dello stato di origine e adottare i provvedimenti
di protezione previsti dalla legge italiana per i minorenni, fino al
raggiungimento della maggiore età così stabilita. Sulla base di questa
argomentazione, sono stati annullati dal Tribunale di Roma dei decreti di
espulsione emessi nei confronti di ragazzi stranieri diciottenni, perché la
normativa dello stato di origine (Egitto), li considera tali solo al compimento
dei 21 anni. Si vedano, ad esempio, le seguenti pronuncie: Giudice di Pace di Roma, decreto
del 05.12.2012 in proc. n. 42634/201Tribunale di Roma, decreto del 20
settembre 2011 in proc. n. 17850/201” ( http://legale.savethechildren.it )
[1] http://www.lavoro.gov.it/notizie/Documents/Repor-di-monitoraggio-31-dicembre-2015.pdf vedi pag. 19dove si dice proprio che i dati
sono stati presi da quelli del Ministero.
[3]http://affidamentiminorili.blogspot.it/p/i-quaderni.html Quaderno ventunesimo
“L'Informazione sugli Affidamenti. Statistiche e Relazioni Ministeriali sui
Minori in affidamento” cfr.
[8] Quaderno Sedicesimo della
Collana Giuridica e Sociale di Massimo Rosselli del Turco http://affidamentiminorili.blogspot.it/p/i-quaderni.html
[9]
Ratifica della convenzione sui diritti
del fanciullo, Legge 27 maggio 1991, n. 176 (New York 20 novembre 1989)
Legislazione internazionale: Nel 1946 nasce l’Unicef, una struttura
creata dall’O.N.U., specializzata per l’infanzia, che nel 1953 diventa
un'organizzazione internazionale permanente. Nel 1959 l’Assemblea generale
delle Nazioni Unite proclama all’unanimità la Dichiarazione dei diritti
dell’infanzia che in dieci principi precisa gli obiettivi da perseguire per
proteggere e aiutare i bambini. Nel 1989 l’Assemblea generale dell’ O.N.U.
adotta la Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia che rappresenta
un punto di partenza per una serie di iniziative legislative e operative,
interne agli stati o sovranazionali, a beneficio dell’infanzia (ratificata
dall' Italia con legge 176/91). Nel 1996 il Consiglio d'Europa adotta a
Strasburgo la Convenzione europea sull'esercizio dei diritti dei bambini il 25 gennaio 1996 (non ancora ratificata in
Italia).Nel 1993 la Conferenza de L'Aja adotta la Convenzione sulla protezione
dei minori e sulla cooperazione in materia di adozione internazionale
(ratificata dall'Italia con legge 476/98). (http://www.interno.gov.it)
[10]
Legislazione internazionale: Nel 1946 nasce l’Unicef, una struttura creata
dall’ O.N.U., specializzata per l’infanzia, che nel 1953 diventa
un'organizzazione internazionale permanente. Nel 1959 l’Assemblea generale
delle Nazioni Unite proclama all’unanimità la Dichiarazione dei diritti
dell’infanzia che in dieci principi precisa gli obiettivi da perseguire per
proteggere e aiutare i bambini. Nel 1989 l’Assemblea generale dell’ O.N.U.,
adotta la Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia che rappresenta
un punto di partenza per una serie di iniziative legislative e operative,
interne agli stati o sovranazionali, a beneficio dell’infanzia (ratificata
dall' Italia con legge 176/91). Nel 1996 il Consiglio d'Europa adotta a
Strasburgo la Convenzione europea sull'esercizio dei diritti dei bambini il 25 gennaio 1996 (non ancora ratificata in
Italia).Nel 1993 la Conferenza de L'Aja adotta la Convenzione sulla protezione
dei minori e sulla cooperazione in materia di adozione internazionale
(ratificata dall'Italia con legge 476/98). (http://www.interno.gov.it)
[11]
Art. 12 della Convenzione di New York “ 1. Gli Stati parti garantiscono al
fanciullo capace di discernimento il diritto di esprimere liberamente la sua
opinione su ogni questione che lo interessa, le opinioni del fanciullo essendo
debitamente prese in considerazione tenendo conto della sua età e del suo grado
di maturità. 2. A tal fine, si darà in particolare al fanciullo la possibilità
di essere ascoltato in ogni procedura giudiziaria o amministrativa che lo concerne,
sia direttamente, sia tramite un rappresentante o un organo appropriato, in
maniera compatibile con le regole della procedura della legislazione
nazionale”.
[12] Art.22 comma “Ferme restando le
competenze del Servizio sanitario nazionale in materia di prevenzione, cura e
riabilitazione, nonché le disposizioni in materia di integrazione
socio-sanitaria di cui al decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e
successive modificazioni, gli interventi di seguito indicati costituiscono il
livello essenziale delle prestazioni sociali erogabili sotto forma di beni e
servizi secondo le caratteristiche ed i requisiti fissati dalla pianificazione
nazionale, regionale e zonale, nei limiti delle risorse del Fondo nazionale per
le politiche sociali, tenuto conto delle risorse ordinarie già destinate dagli
enti locali alla spesa sociale: a) misure di contrasto della povertà e di
sostegno al reddito e servizi di accompagnamento, con particolare riferimento
alle persone senza fissa dimora; b) misure economiche per favorire la vita
autonoma e la permanenza a domicilio di persone totalmente dipendenti o
incapaci di compiere gli atti propri della vita quotidiana; c) interventi
di sostegno per i minori in situazioni di disagio tramite il sostegno al nucleo
familiare di origine e l'inserimento presso famiglie, persone e strutture
comunitarie di accoglienza di tipo familiare e per la promozione dei diritti
dell'infanzia e dell'adolescenza; d) misure per il sostegno delle
responsabilità familiari, ai sensi dell'articolo 16, per favorire
l'armonizzazione del tempo di lavoro e di cura familiare; e) misure
di sostegno alle donne in difficoltà per assicurare i benefici disposti dal
regio decreto-legge 8 maggio 1927, n. 798, convertito dalla legge 6 dicembre
1928, n. 2838, e dalla legge 10 dicembre 1925, n. 2277, e loro successive
modificazioni, integrazioni e norme attuative; f) interventi per la piena integrazione
delle persone disabili ai sensi dell'articolo 14; realizzazione, per i soggetti
di cui all'articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, dei centri
socio-riabilitativi e delle comunità-alloggio di cui all'articolo 10 della
citata legge n. 104 del 1992, e dei servizi di comunità e di accoglienza per
quelli privi di sostegno familiare, nonché erogazione delle prestazioni di
sostituzione temporanea delle famiglie; g) interventi per le persone anziane e
disabili per favorire la permanenza a domicilio, per l'inserimento presso
famiglie, persone e strutture comunitarie di accoglienza di tipo familiare,
nonché per l'accoglienza e la socializzazione presso strutture residenziali e
semiresidenziali per coloro che, in ragione della elevata fragilità personale o
di limitazione dell'autonomia, non siano assistibili a domicilio; h) prestazioni
integrate di tipo socio-educativo per contrastare dipendenze da droghe, alcool
e farmaci, favorendo interventi di natura preventiva, di recupero e
reinserimento sociale; i) informazione e consulenza alle persone
e alle famiglie per favorire la fruizione dei servizi e per promuovere
iniziative di auto-aiuto.”
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