giovedì 8 novembre 2018



Esiste ancora la famiglia?


      

Soltanto sei mesi fa scrivevo in un mio articolo intitolato L’Italia dei bambini nel vento:
C’era una volta una famiglia” in Italia, si, forse “c’era una volta”! Sembra l’inizio di una favola, invece è l’inizio di una tragedia, una tragedia tipica italiana che nasce nel nostro paese dove sembra che la democrazia sia solo una facciata di comodo.
Siamo in Europa, ma ci siamo perché non abbiamo alternativa e la nostra Giustizia in molti casi ci rappresenta come un belletto che dopo averci costruiti finti si cancella prima di andare a dormire perché non si dorme truccati.
E noi dormiamo sonni da anni e la Giustizia, come noi italiani, sembra si sia addormentata aspettando tempi migliori.”
Oggi sono costretto a chiedermi ancora una volta, perché non mi voglio rassegnare: ”Esiste ancora una famiglia in Italia? E guardate non faccio riferimento alle statistiche, io sto parlando della famiglia che ho conosciuto da bambino quando si festeggiava il Natale e con lui l’albero di Natale, si aspettava la notte della Befana per i regali e non si dormiva per la gioia di svegliarsi presto e benedire quei giorni con i genitori che rappresentavano un valore, una sicurezza, comunque un riferimento siano essi stati poveri che benestanti.
E quei riferimenti la Befana e l’Albero che di certo non hanno solo radici nelle nostra religione erano entrate a far parte delle nostre famiglie come se fossero da sempre riferimenti cristiani e quindi nelle nostre case come facenti parte di un’unione indissolubile d’amore e di certezze comuni a tutti noi italiani.
Altri tempi? È ora di cambiare? Cambiare cosa? Se mi ricordo al di la delle certificazioni, la famiglia era una garanzia d’amore e di affetti cementati dalla presenza di due genitori che garantivano con la loro presenza e il loro insegnamento una stabilità ed una sicurezza indispensabili. Il rispetto dovuto a mio padre e a mia madre non era messo in discussione perché avrei messo me stesso in discussione, erano la base della mia quotidianità, la certezza del mio futuro.
Oramai dopo anni che studio il Diritto di Famiglia mi sto rendendo conto che il mio mondo e quello dei miei figli ci sta crollando addosso e comincio  chiedermi il perché di questo disastro. Mi sono guardato intorno e mi sono reso conto che fatico a trovare coppie ancora sposate. Siamo quasi tutti separati, divorziati, o ad un secondo o terzo matrimonio.
Allora mi richiedo: esiste ancora una famiglia?
La mia risposta è ancora SI perché la famiglia è il luogo degli affetti e dell’amore. Ma dov’è? Certo non è più la famiglia che conoscevo da bambino, quella rimarrà nel nostro cuore comunque possano cambiare i tempi e le tradizioni, ma l’amore esiste ancora ed è li che dobbiamo insistere, sulla ricerca dell’amore. Dare ai nostri figli comunque amore anche nella disgrazia delle separazioni e dei divorzi, anche se la vita ci ha costretti a lasciare la casa o a rimanere soli.
Dai figli non si divorzia e saremo sempre i loro genitori.
Ma non basta: le Istituzioni ci aiutano o ci lasciano soli di fronte  ai problemi dovuti al disgregamento della famiglia tradizionale? Bene, il divorzio è da tempo Legge, l’abbiamo votato anni fa e non voglio entrare ancora in merito al problema, ma pretendo ora che lo Stato, inteso come Istituzioni ci aiuti a proteggere i nostri figli in un momento di così grave pericolo. Non basta, a mio avviso, una Legge che garantisca la possibilità di potersi separare per sempre dalla persona che hai sposato e che non ami e non ti ama più più e che spesso ti sta facendo del male, ora voglio dallo Stato la possibilità di aiutare i nostri figli, pretendendo da lui solidarietà e soprattutto che non ci lascino soli.
In questi anni  ho maturato la sensazione che si faccia molta demagogia intorno alle separazioni ed ai divorzi per non affrontare  il vero problema che è la speculazione, l’affare milionario che c’è dietro. Allora dobbiamo chiederci: a chi giova mantenere una situazione di stallo perenne? Perché non lavoriamo insieme per aiutare i nostri figli? Perché continuiamo a farci la guerra? Ho l’impressione che al di la delle belle parole, si facciano crociate telecomandate da media interessati che creando divisioni tendano a mantenere uno “status quo” che non gioverà a nessuno tantomeno ai nostri figli.
È da tempo che mi chiedo, e prego chi mi legge di riflettere:
Oggi si parla tanto dei diritti dei minori e quasi mai dei diritti della famiglia che, per definizione, si parlerebbe anche dei diritti dei bambini. Perché allora insistiamo così tanto sui diritti dei minori se è la famiglia stessa che deve proteggere i propri figli?
Rifletto: se si stabilisce che un bambino può essere protetto anche fuori della propria famiglia, e questo assioma non è solamente un’eccezione, ma diventa una regola, si aprono le porte ad un mercato degli affidamenti e adozioni immensamente ricco. Se tuteliamo “La Famiglia” il bambino deve vivere, se non in casi eccezionali, nella sua famiglia.
Oggi un bambino di 12 anni, recita la Legge, può essere sentito e decidere se vuole vivere con la madre o con il padre. Nelle separazioni questo vuol dire anche che la casa coniugale rimane al genitore scelto dal figlio. L’altro esce di casa, deve lasciare tutto e portarsi con se solo l’indispensabile. Questo significa anche che vedrà i figlio, se è fortunato, solo un paio di volte a settimana e nei weekend alternati. Quindi decidono i bambini e quasi sempre i genitori (entrambi) perdono di autorevolezza. A volte, padri o madri scellerati cominciano ad alienare i propri figli ben sapendo che con la loro volontà avranno un potere decisionale anche sulla vita dell’altro genitore. A volte il genitore alienato si arrende all’evidenza e sparisce.
Troppo potere ai bambini?, forse, come al solito, per affermare un diritto sacrosanto, in Italia si fa troppa demagogia. Il bambino oggi decide sulla vita dei genitori e loro perdono di autorevolezza con tutte le conseguenze del caso.
Quanti genitori separati conoscono questi problemi e quanti chiedono aiuto alle Istituzioni che per quanto mi risulta aggravano spesso le situazioni già molto difficili.
Allora cominciamo a rimettere la Famiglia al centro della nostra vita sociale, ridiamo ai genitori il diritto di poter decidere sulla vita dei propri bambini anche nelle separazioni e nei divorzi e chiediamo allo stato di aiutare veramente i genitori responsabili e stabiliamo regole condivise e ben precise affinché i professionisti addetti ai lavori abbiano una preparazione adeguata.
Ma lo Stato da solo non può comunque supplire alle carenze genitoriali nelle situazioni di crisi e credo che i genitori stessi per primi in quelle occasioni debbano capire e comportarsi con una maturità e un amore particolari.
Voglio terminare quindi con una speranza che ci viene dall’Esortazione Apostolica all'episcopato di Papa Giovanni Paolo II che dovrebbe far riflettere tutti noi e chi è preposto a volte a decidere per noi:
I genitori, poiché hanno trasmesso la vita ai figli, hanno l'obbligo gravissimo di educare la prole: vanno pertanto considerati come i primi e principali educatori di essa. Questa loro funzione educativa è tanto importante che, se manca, può appena essere supplita. Tocca infatti ai genitori creare in seno alla famiglia quell'atmosfera vivificata dall'amore e dalla pietà verso Dio e verso gli uomini, che favorisce l'educazione completa dei figli in senso personale e sociale. La famiglia è dunque la prima scuola di virtù sociali di cui appunto han bisogno tutte le società. il diritto-dovere educativo dei genitori si qualifica come essenziale, connesso com'è con la trasmissione della vita umana; come originale e primario, rispetto al compito educativo di altri, per l'unicità del rapporto d'amore che sussiste tra genitori e figli; come insostituibile ed inalienabile, e che pertanto non può essere totalmente delegato ad altri, né da altri usurpato.”