giovedì 9 novembre 2017

                                                      

I nostri figli nel vento.

LA SITUAZIONE
Signor Giudice, per favore voglio tornare a casa!” Queste sono le parole di Marco e di Carlo due bambini di 8 e sei annieda tempo allontanati dalla casa paterna e oscillante fra la casa dei nonni e le comunità.
Questa la risposta del Tribunale dei Minorenni solo qualche mese dopo:
[n.d.r. il Tribunale] P.Q.M.
“Dichiara [I genitori] decaduti dalla responsabilità genitoriale […e ] lo stato di adottabilità dei minori predetti, con l’interruzione, graduale, dei rapporti tra gli stessi, i genitori, ed i rispettivi nuclei familiari […]”
Qualche giorno dopo i Servizi Sociali scrivono:
Questo ufficio sociale in accordo con la casa famiglia […] stabilisce che a decorrere da martedì 13 dicembre p.v. i minori […] possono incontrare il padre [n.d.r. solo il padre e non la madre] nei seguenti giorni in vista dell’interruzione dei rapporti: Martedì 14 dicembre p.v. dalle ore 16,30 alle ore 17,30 e mercoledì 28 dicembre p.v. dalle 16.00 alle 17.00.

Traduco per chi non l’abbia ancora capito: i bambini vedranno per l’ultima volta nella loro vita i genitori il 28 dicembre e poi mai più!
Immaginate l’ultimo incontro?
Potete pensare di vedere i vostri figli un’ultima volta quel giorno e poi mai più?
Potete immaginare degli orfani con i genitori ancora in vita?

CONSIDERAZIONI
Ci si deve domandare il perché di una simile decisione crudele e di un simile strazio se l’iter processuale non è ancora finito e i genitori possono ricorrere ancora in Appello e poi in Cassazione; perché -ci si chiede- far “sparire” un padre e una madre dalla vita dei propri figli prima che sia stata emessa una sentenza definitiva?
Qualcuno si dovrà porre questo quesito e qualcuno dovrà dare una risposta!
Certo i bambini vanno salvati e allontanati da genitori violenti, maltrattanti, pedofili, e chi più ne ha più ne metta, ma chi erano i due genitori in questione?
La madre: lo stesso tribunale solo sette mesi prima aveva decretato che i bambini dovessero vivere con lei e che il padre potesse continuare a vederli.
Il padre: è un dipendente del Ministero della Difesa; il suo colonnello comandante diceva di lui con un attestato di rendimento di servizio:“ Il sig.[…] durante il periodo di servizio presso questo comando, ha sempre svolto la propria attività lavorativa con regolarità, impegno, eseguendo quanto richiestogli nei tempi e nelle modalità indicate. Ha dimostrato inoltre, di essere un corretto collaboratore, pacato nei modi, educato e disponibile nei confronti dei colleghi”.
Un medico specialista, direttore di una clinica psichiatrica di un capoluogo di regione, scriveva solamente qualche mese dopo: “Il sig. [n.d.r. il padre] come già nel precedente certificato [n.d.r. di tre mesi prima] ci conferma che dalle indagini finora effettuate non sono emerse significative alterazioni dello status psichico attuale né elementi clinici deponenti con certezza per la sussistenza i disturbo di personalità o di altre forme di disturbo mentale”.

STORIE DIVERSE MA TUTTE UGUALI
Questa - penserete - è la storia triste di due bambini, ma una storia isolata.
Niente affatto: le storie sono tante e, cambiando i nomi dei protagonisti, si può compiere un viaggio agli Inferi in una giustizia paradossale, a volte schizofrenica, cieca e assurda.

C’è la storia di Giuseppina, ora in adozione; nel suo caso nel processo civile i genitori sono stati ritenuti inidonei mentre nel parallelo processo penale il giudice concludeva che “gli elementi in atti siano insufficienti, e comunque ampiamente inidonei a sostenere l’accusa in giudizio […] Va ricordato che le indagini hanno escluso qualsiasi maltrattamento fisico (percosse abituali) dei genitori nei confronti della figlia, ed è anzi emerso un profondo attaccamento degli stessi (soprattutto della madre) a Giuseppina. Non sono state riscontrate in alcun modo neanche vessazioni di carattere psichico (ingiurie e minacce)”.
Un’altra assurda storia analoga: Costanza e Amedeo sono stati allontanati dalla mamma incensurata con l’accusa non provata di violenze, lei non vede la figlia da oltre un anno ma intanto entrambe i figli sono stati praticamente mandati a vivere con il padre su cui grava una sentenza passata in giudicato per violenze contro la donna, violenza a cui hanno assistito gli stessi bambini.
C’è poi la storia di  Viola allontanata dalla mamma da un’assistente sociale con una semplice lettera da lei stessa firmata, in deroga a tutte le leggi e all’umana decenza, senza alcun ordine di un tribunale e senza averlo mai per mesi nemmeno avvisato. Dopo il fatto la mamma ha tentato il suicidio per la disperazione!
C’è la storia di Antonio la cui madre lo ha portato via dall’Italia appena nato obbligando il padre a rivolgersi inutilmente alla Giustizia; questo papà oggi, dopo anni, non sa più nemmeno se il figlio è vivo!
C’è la storia di cinque bambini, fra cui due gemelline appena nate, separati e inseriti divisi in comunità , rimasti lontani dai genitori più di un anno e mezzo e  riconsegnati loro (supponiamo -si spera- con tante scuse).
Questa è anche la storia di tanti bambini stranieri non accompagnati che giungono nel nostro paese e spariscono: di loro si perdono le notizie e si può arrivare a supporre che finiscono nel traffico delle adozioni illegali o - peggio - in quello di organi umani. Nella mia audizione in Commissione Infanzia del 29 settembre 2015, ho ricordato che l’anno prima il Ministro di Giustizia Angelino Alfano aveva stimato in 3707 il numero di bambini scomparsi dai centri di accoglienza italiani. Quello stesso pomeriggio la Presidente Commissione Infanzia aggiornò quei dati: il numero dei bambini scomparsi era già salito ad oltre 5.000.
Questa è anche la storia del 25% di bambini in affidamento che i genitori consegnano volontariamente allo stato perché impossibilitati a tenerli con sé!

AMARE CONCLUSIONI
Tutte le storie cui ho sopra accennato e tante altre sono oggetto di denunce da me fatte ai giornali, nelle interrogazioni ai Ministri competenti tramite Parlamentari e di segnalazioni in Commissione Infanzia.
Che ne è di tutte queste storie?
Sappiate che sono per lo più rimaste inascoltate.
Le obiezioni sono sempre le stesse: chi comprova che quello che denuncio da anni sulla base di un’esperienza diretta oramai decennale, del contatto giornaliero con tanti genitori e dello studio accurato dei documenti da cui comunque non prescindo mai, sia lo specchio reale della situazione italiana? Chi dice che i casi sopra esposti -solo alcuni dei tanti, in verità- non siano semplicemente delle sfortunate eccezioni?
Il problema andrebbe capovolto: nessuno può infatti affermare il contrario!
Il Ministero degli Affari Sociali, ad esempio, non ci dà più notizie in merito agli affidamenti in Italia dal lontano 2012. Mi chiedo il perché di tale lacuna e mi viene da pensare che anche il fatto che non ci sia alcuna informazione sia già di per sé un’informazione!
… Giudicate voi quale!
            Credo sia giunto il momento di una presa di coscienza collettiva e di una ribellione di fronte a questo sistema malato. Credo sia ora che chi lavora male - o addirittura contro i bambini -, distruggendo le famiglie, sia chiamato a rispondere delle proprie azioni. Credo sia necessario che chi sbaglia nel gestire situazioni così delicate, violando relazioni così intime, debba essere fermato, punito e non gli sia più consentito danneggiare coloro che dovrebbero essere sostenuti e protetti, non giudicati sommariamente.
            Le Nazioni Unite ci ricordano -e sarebbe bene non dimenticarlo!- che la violenza non avviene solo entro le mura domestiche, ma spesso è agita dal contesto sociale, quando non addirittura dalle Istituzioni. La Corte di Strasburgo, poi, sanziona ormai sempre più frequentemente l’Italia per la violazione dell’art. 8 della Convenzione Europea dei Diritti Umani che sancisce il DIRITTO “al rispetto della propria vita privata e familiare” (comma 1) e impone la non ingerenza dell’autorità pubblica nell’esercizio di tale diritto (comma 2): questo articolo che sembra misconosciuto in Italia è espressamente finalizzato a difendere i cittadini dalle intromissioni arbitrarie dei pubblici poteri nella vita delle persone (e noi, qui, stiamo parlando di madri, padri e dei loro figli!).

Naturalmente - ribadisco - i nomi dei bambini sono di fantasia, ma le storie purtroppo sono assolutamente e drammaticamente vere!