Una famiglia dispersa
Una
famiglia povera che si muove cercando casa da un paese all’altro. Nessuno l’aiuta
e una bambina non va a scuola.
I genitori finalmente trovano un alloggio di emergenza da un amico del padre in un paese del Centro Italia, ma i soldi non bastano e fra un piccolo affitto, le utenze e le spese di tutti i giorni, i genitori non possono più pagare la mensa scolasrica alla loro figlia. Lei si vergogna perché ogni volta, quando tutti vanno a tavola, lei deve uscire, se non si paga non si mangia, per cui si confida con i genitori e non vuole andare a scuola, pensa che i compagni la prendano in giro perché è povera. La mamma che è una maestra la consola e pensa di aiutarla facendola studiare a casa con lei: errore madornale.
I genitori finalmente trovano un alloggio di emergenza da un amico del padre in un paese del Centro Italia, ma i soldi non bastano e fra un piccolo affitto, le utenze e le spese di tutti i giorni, i genitori non possono più pagare la mensa scolasrica alla loro figlia. Lei si vergogna perché ogni volta, quando tutti vanno a tavola, lei deve uscire, se non si paga non si mangia, per cui si confida con i genitori e non vuole andare a scuola, pensa che i compagni la prendano in giro perché è povera. La mamma che è una maestra la consola e pensa di aiutarla facendola studiare a casa con lei: errore madornale.
Dopo
circa quattro mesi la scuola avverte i carabinieri che avvisano il Servizio
Sociale.
L’Assistente
Sociale si reca a casa della famiglia e non trova alcuno. La porta è sbarrata,
dalle finestre sembra tutto spento. Risponde solo un vicino di casa che parla
con l’impiegata del comune e racconta che vede pochissimo la bambina perché la
mamma, a suo dire, la tiene sempre dentro casa, non la fa mai uscire perché
teme che le rubino la figlia, chiude sempre le finestre perché teme che entrino
gli insetti di cui ha paura: la descrive, comunque, come una povera complessata
che costringe la bambina segregata in casa.
L’assistente
Sociale la sera stessa scrive al Pubblico Ministero competente il quale gira,
virgolettando, ciò che ha ricevuto al Tribunale dei Minorenni. L’Assistente
Sociale, intanto, il giorno dopo la prima visita, torna a conoscere la famiglia,
la casa è pulita e in ordine, c’è solo il bagno otturato perché non è ancora
venuto l’idraulico, la bambina è a letto malata. La visita si conclude con l’intimazione
alla mamma di portare il giorno dopo la bambina a scuola: la mamma rassicura.
Inaspettatamente dopo mezz’ora l’Assistente Sociale ritorna e porta via la bambina. A nulla valgono i pianti e il dolore della donna che chiede di accompagnare almeno la figlia perché è febbricitante. Durante il viaggio la bambina vomita ed è impaurita. Il cammino è lungo, dura più di un’ora di macchina: la sera la piccola saluta la mamma e non tornerà mai più a casa. Oggi è stata adottata.
Inaspettatamente dopo mezz’ora l’Assistente Sociale ritorna e porta via la bambina. A nulla valgono i pianti e il dolore della donna che chiede di accompagnare almeno la figlia perché è febbricitante. Durante il viaggio la bambina vomita ed è impaurita. Il cammino è lungo, dura più di un’ora di macchina: la sera la piccola saluta la mamma e non tornerà mai più a casa. Oggi è stata adottata.
L’Assistente
Sociale, comunque, relazionerà di nuovo al Tribunale dei Minorenni alcuni giorni dopo,
quando i giudici, senza aspettare nemmeno la sua relazione, dopo aver conosciuto
la famiglia, aavevano già emesso un’ordinanza per allontanare la bambina da casa.
Quindi
traduco: l’Assistente Sociale ha allontanato la piccola, supponiamo con un
provvedimento d’urgenza (Art.403 c.c.), mai visto agli atti, firmato da chi? Con quale
motivazione? E il Tribunale dei Minorenni convaliderà l’allontanamento senza
sapere alcunché della famiglia basandosi solamente sulle parole di un vicino di
casa che, fra l’altro, smentirà per iscritto gran parte di quello che aveva relazionato
l’Assistente Sociale stessa.
Passano
i mesi, ci si accerterà se i genitori sono sani di mente, se sono adatti ad
allevare una figlia, cosa che risulterà dalle visite fatte alla ASL del luogo che
dice che la bambina, per loro, può ritornare dai genitori.
Il Tutore, non
contento chiede al giudice, che concede, di fare un’ulteriore visita presso un
centro privato (chissà perché?). Qui si dubita della loro genitorialità e la
bambina rimane in comunità.
Allora arriva anche
la Procura, perché, se è stata allontanata una bambina, i genitori potrebbero
essere anche maltrattanti? Mesi di indagini e alla fine i due non vengono
nemmeno rimandati a giudizio con queste parole:
“gli
elementi in atti [sono] insufficienti, e comunque ampiamente inidonei
a sostenere l’accusa in giudizio […] Va ricordato che le indagini hanno escluso
qualsiasi maltrattamento fisico (percosse abituali) dei genitori nei confronti
della figlia, ed è anzi emerso un profondo attaccamento degli stessi
(soprattutto della madre) a […]. Non sono state riscontrate in alcun modo
neanche vessazioni di carattere psichico (ingiurie e minacce)”.
Ci chiediamo
quindi: “perché questa bambina non è tornata a casa?”
Nessuno ce lo dirà mai, o meglio c’è stata una sentenza, anzi tre, fino alla Cassazione. Quindi Giustizia è fatta!
Nessuno ce lo dirà mai, o meglio c’è stata una sentenza, anzi tre, fino alla Cassazione. Quindi Giustizia è fatta!