Esiste ancora la
famiglia?
Soltanto sei mesi
fa scrivevo in un mio articolo intitolato L’Italia dei bambini nel vento:
“C’era una volta
una famiglia” in Italia, si, forse “c’era una volta”! Sembra l’inizio di
una favola, invece è l’inizio di una tragedia, una tragedia tipica italiana che
nasce nel nostro paese dove sembra che la democrazia sia solo una facciata di
comodo.
Siamo in Europa, ma ci siamo perché non abbiamo alternativa e la nostra Giustizia
in molti casi ci rappresenta come un belletto che dopo averci costruiti finti
si cancella prima di andare a dormire perché non si dorme truccati.
E noi dormiamo sonni da anni e la Giustizia, come noi italiani, sembra si
sia addormentata aspettando tempi migliori.”
Oggi sono costretto
a chiedermi ancora una volta, perché non mi voglio rassegnare: ”Esiste ancora
una famiglia in Italia? E guardate non faccio riferimento alle statistiche, io
sto parlando della famiglia che ho conosciuto da bambino quando si festeggiava
il Natale e con lui l’albero di Natale, si aspettava la notte della Befana per
i regali e non si dormiva per la gioia di svegliarsi presto e benedire quei
giorni con i genitori che rappresentavano un valore, una sicurezza, comunque un
riferimento siano essi stati poveri che benestanti.
E quei riferimenti
la Befana e l’Albero che di certo non hanno solo radici nelle nostra religione
erano entrate a far parte delle nostre famiglie come se fossero da sempre
riferimenti cristiani e quindi nelle nostre case come facenti parte di
un’unione indissolubile d’amore e di certezze comuni a tutti noi italiani.
Altri tempi? È ora
di cambiare? Cambiare cosa? Se mi ricordo al di la delle certificazioni, la
famiglia era una garanzia d’amore e di affetti cementati dalla presenza di due
genitori che garantivano con la loro presenza e il loro insegnamento una
stabilità ed una sicurezza indispensabili. Il rispetto dovuto a mio padre e a
mia madre non era messo in discussione perché avrei messo me stesso in
discussione, erano la base della mia quotidianità, la certezza del mio futuro.
Oramai dopo anni
che studio il Diritto di Famiglia mi sto rendendo conto che il mio mondo e
quello dei miei figli ci sta crollando addosso e comincio chiedermi il perché di questo disastro. Mi
sono guardato intorno e mi sono reso conto che fatico a trovare coppie ancora
sposate. Siamo quasi tutti separati, divorziati, o ad un secondo o terzo
matrimonio.
Allora mi richiedo:
esiste ancora una famiglia?
La mia risposta è
ancora SI perché la famiglia è il luogo degli affetti e dell’amore. Ma dov’è? Certo
non è più la famiglia che conoscevo da bambino, quella rimarrà nel nostro cuore
comunque possano cambiare i tempi e le tradizioni, ma l’amore esiste ancora ed
è li che dobbiamo insistere, sulla ricerca dell’amore. Dare ai nostri figli
comunque amore anche nella disgrazia delle separazioni e dei divorzi, anche se
la vita ci ha costretti a lasciare la casa o a rimanere soli.
Dai figli non si
divorzia e saremo sempre i loro genitori.
Ma non basta: le Istituzioni ci
aiutano o ci lasciano soli di fronte ai
problemi dovuti al disgregamento della famiglia tradizionale? Bene, il divorzio
è da tempo Legge, l’abbiamo votato anni fa e non voglio entrare ancora in
merito al problema, ma pretendo ora che lo Stato, inteso come Istituzioni ci
aiuti a proteggere i nostri figli in un momento di così grave pericolo. Non
basta, a mio avviso, una Legge che garantisca la possibilità di potersi separare
per sempre dalla persona che hai sposato e che non ami e non ti ama più più e che spesso ti sta
facendo del male, ora voglio dallo Stato la possibilità di aiutare i nostri
figli, pretendendo da lui solidarietà e soprattutto che non ci lascino soli.
In questi anni ho maturato la sensazione che si faccia molta demagogia intorno alle
separazioni ed ai divorzi per non affrontare
il vero problema che è la speculazione, l’affare milionario che c’è dietro.
Allora dobbiamo chiederci: a chi giova mantenere una situazione di stallo
perenne? Perché non lavoriamo insieme per aiutare i nostri figli? Perché continuiamo
a farci la guerra? Ho l’impressione che al di la delle belle parole, si
facciano crociate telecomandate da media interessati che creando divisioni
tendano a mantenere uno “status quo” che non gioverà a nessuno tantomeno ai
nostri figli.
È da tempo che mi
chiedo, e prego chi mi legge di riflettere:
Oggi si parla tanto
dei diritti dei minori e quasi mai dei diritti della famiglia che, per
definizione, si parlerebbe anche dei diritti dei bambini. Perché allora insistiamo
così tanto sui diritti dei minori se è la famiglia stessa che deve proteggere i
propri figli?
Rifletto: se si stabilisce
che un bambino può essere protetto anche fuori della propria famiglia, e questo
assioma non è solamente un’eccezione, ma diventa una regola, si aprono le porte
ad un mercato degli affidamenti e adozioni immensamente ricco. Se tuteliamo “La
Famiglia” il bambino deve vivere, se non in casi eccezionali, nella sua famiglia.
Oggi un bambino di
12 anni, recita la Legge, può essere sentito e decidere se vuole vivere con la
madre o con il padre. Nelle separazioni questo vuol dire anche che la casa coniugale
rimane al genitore scelto dal figlio. L’altro esce di casa, deve lasciare tutto
e portarsi con se solo l’indispensabile. Questo significa anche che vedrà i
figlio, se è fortunato, solo un paio di volte a settimana e nei weekend
alternati. Quindi decidono i bambini e quasi sempre i genitori (entrambi) perdono
di autorevolezza. A volte, padri o madri scellerati cominciano ad alienare i
propri figli ben sapendo che con la loro volontà avranno un potere decisionale
anche sulla vita dell’altro genitore. A volte il genitore alienato si arrende
all’evidenza e sparisce.
Troppo potere ai
bambini?, forse, come al solito, per affermare un diritto sacrosanto, in Italia
si fa troppa demagogia. Il bambino oggi decide sulla vita dei genitori e loro
perdono di autorevolezza con tutte le conseguenze del caso.
Quanti genitori
separati conoscono questi problemi e quanti chiedono aiuto alle Istituzioni che
per quanto mi risulta aggravano spesso le situazioni già molto difficili.
Allora cominciamo a
rimettere la Famiglia al centro della nostra vita sociale, ridiamo ai genitori
il diritto di poter decidere sulla vita dei propri bambini anche nelle
separazioni e nei divorzi e chiediamo allo stato di aiutare veramente i genitori
responsabili e stabiliamo regole condivise e ben precise affinché i professionisti
addetti ai lavori abbiano una preparazione adeguata.
Ma lo Stato da solo non può
comunque supplire alle carenze genitoriali nelle situazioni di crisi e credo che
i genitori stessi per primi in quelle occasioni debbano capire e comportarsi con
una maturità e un amore particolari.
Voglio terminare quindi
con una speranza che ci viene dall’Esortazione Apostolica all'episcopato di
Papa Giovanni Paolo II che dovrebbe far riflettere tutti noi e chi è preposto a
volte a decidere per noi:
“I genitori, poiché hanno trasmesso la vita
ai figli, hanno l'obbligo gravissimo di educare la prole: vanno pertanto
considerati come i primi e principali educatori di essa. Questa loro funzione
educativa è tanto importante che, se manca, può appena essere supplita. Tocca
infatti ai genitori creare in seno alla famiglia quell'atmosfera vivificata
dall'amore e dalla pietà verso Dio e verso gli uomini, che favorisce l'educazione
completa dei figli in senso personale e sociale. La famiglia è dunque la prima
scuola di virtù sociali di cui appunto han bisogno tutte le società. il diritto-dovere educativo dei genitori si
qualifica come essenziale, connesso com'è con la trasmissione della vita umana;
come originale e primario, rispetto al compito educativo di altri, per
l'unicità del rapporto d'amore che sussiste tra genitori e figli; come
insostituibile ed inalienabile, e che pertanto non può essere totalmente
delegato ad altri, né da altri usurpato.”