giovedì 8 novembre 2018



Esiste ancora la famiglia?


      

Soltanto sei mesi fa scrivevo in un mio articolo intitolato L’Italia dei bambini nel vento:
C’era una volta una famiglia” in Italia, si, forse “c’era una volta”! Sembra l’inizio di una favola, invece è l’inizio di una tragedia, una tragedia tipica italiana che nasce nel nostro paese dove sembra che la democrazia sia solo una facciata di comodo.
Siamo in Europa, ma ci siamo perché non abbiamo alternativa e la nostra Giustizia in molti casi ci rappresenta come un belletto che dopo averci costruiti finti si cancella prima di andare a dormire perché non si dorme truccati.
E noi dormiamo sonni da anni e la Giustizia, come noi italiani, sembra si sia addormentata aspettando tempi migliori.”
Oggi sono costretto a chiedermi ancora una volta, perché non mi voglio rassegnare: ”Esiste ancora una famiglia in Italia? E guardate non faccio riferimento alle statistiche, io sto parlando della famiglia che ho conosciuto da bambino quando si festeggiava il Natale e con lui l’albero di Natale, si aspettava la notte della Befana per i regali e non si dormiva per la gioia di svegliarsi presto e benedire quei giorni con i genitori che rappresentavano un valore, una sicurezza, comunque un riferimento siano essi stati poveri che benestanti.
E quei riferimenti la Befana e l’Albero che di certo non hanno solo radici nelle nostra religione erano entrate a far parte delle nostre famiglie come se fossero da sempre riferimenti cristiani e quindi nelle nostre case come facenti parte di un’unione indissolubile d’amore e di certezze comuni a tutti noi italiani.
Altri tempi? È ora di cambiare? Cambiare cosa? Se mi ricordo al di la delle certificazioni, la famiglia era una garanzia d’amore e di affetti cementati dalla presenza di due genitori che garantivano con la loro presenza e il loro insegnamento una stabilità ed una sicurezza indispensabili. Il rispetto dovuto a mio padre e a mia madre non era messo in discussione perché avrei messo me stesso in discussione, erano la base della mia quotidianità, la certezza del mio futuro.
Oramai dopo anni che studio il Diritto di Famiglia mi sto rendendo conto che il mio mondo e quello dei miei figli ci sta crollando addosso e comincio  chiedermi il perché di questo disastro. Mi sono guardato intorno e mi sono reso conto che fatico a trovare coppie ancora sposate. Siamo quasi tutti separati, divorziati, o ad un secondo o terzo matrimonio.
Allora mi richiedo: esiste ancora una famiglia?
La mia risposta è ancora SI perché la famiglia è il luogo degli affetti e dell’amore. Ma dov’è? Certo non è più la famiglia che conoscevo da bambino, quella rimarrà nel nostro cuore comunque possano cambiare i tempi e le tradizioni, ma l’amore esiste ancora ed è li che dobbiamo insistere, sulla ricerca dell’amore. Dare ai nostri figli comunque amore anche nella disgrazia delle separazioni e dei divorzi, anche se la vita ci ha costretti a lasciare la casa o a rimanere soli.
Dai figli non si divorzia e saremo sempre i loro genitori.
Ma non basta: le Istituzioni ci aiutano o ci lasciano soli di fronte  ai problemi dovuti al disgregamento della famiglia tradizionale? Bene, il divorzio è da tempo Legge, l’abbiamo votato anni fa e non voglio entrare ancora in merito al problema, ma pretendo ora che lo Stato, inteso come Istituzioni ci aiuti a proteggere i nostri figli in un momento di così grave pericolo. Non basta, a mio avviso, una Legge che garantisca la possibilità di potersi separare per sempre dalla persona che hai sposato e che non ami e non ti ama più più e che spesso ti sta facendo del male, ora voglio dallo Stato la possibilità di aiutare i nostri figli, pretendendo da lui solidarietà e soprattutto che non ci lascino soli.
In questi anni  ho maturato la sensazione che si faccia molta demagogia intorno alle separazioni ed ai divorzi per non affrontare  il vero problema che è la speculazione, l’affare milionario che c’è dietro. Allora dobbiamo chiederci: a chi giova mantenere una situazione di stallo perenne? Perché non lavoriamo insieme per aiutare i nostri figli? Perché continuiamo a farci la guerra? Ho l’impressione che al di la delle belle parole, si facciano crociate telecomandate da media interessati che creando divisioni tendano a mantenere uno “status quo” che non gioverà a nessuno tantomeno ai nostri figli.
È da tempo che mi chiedo, e prego chi mi legge di riflettere:
Oggi si parla tanto dei diritti dei minori e quasi mai dei diritti della famiglia che, per definizione, si parlerebbe anche dei diritti dei bambini. Perché allora insistiamo così tanto sui diritti dei minori se è la famiglia stessa che deve proteggere i propri figli?
Rifletto: se si stabilisce che un bambino può essere protetto anche fuori della propria famiglia, e questo assioma non è solamente un’eccezione, ma diventa una regola, si aprono le porte ad un mercato degli affidamenti e adozioni immensamente ricco. Se tuteliamo “La Famiglia” il bambino deve vivere, se non in casi eccezionali, nella sua famiglia.
Oggi un bambino di 12 anni, recita la Legge, può essere sentito e decidere se vuole vivere con la madre o con il padre. Nelle separazioni questo vuol dire anche che la casa coniugale rimane al genitore scelto dal figlio. L’altro esce di casa, deve lasciare tutto e portarsi con se solo l’indispensabile. Questo significa anche che vedrà i figlio, se è fortunato, solo un paio di volte a settimana e nei weekend alternati. Quindi decidono i bambini e quasi sempre i genitori (entrambi) perdono di autorevolezza. A volte, padri o madri scellerati cominciano ad alienare i propri figli ben sapendo che con la loro volontà avranno un potere decisionale anche sulla vita dell’altro genitore. A volte il genitore alienato si arrende all’evidenza e sparisce.
Troppo potere ai bambini?, forse, come al solito, per affermare un diritto sacrosanto, in Italia si fa troppa demagogia. Il bambino oggi decide sulla vita dei genitori e loro perdono di autorevolezza con tutte le conseguenze del caso.
Quanti genitori separati conoscono questi problemi e quanti chiedono aiuto alle Istituzioni che per quanto mi risulta aggravano spesso le situazioni già molto difficili.
Allora cominciamo a rimettere la Famiglia al centro della nostra vita sociale, ridiamo ai genitori il diritto di poter decidere sulla vita dei propri bambini anche nelle separazioni e nei divorzi e chiediamo allo stato di aiutare veramente i genitori responsabili e stabiliamo regole condivise e ben precise affinché i professionisti addetti ai lavori abbiano una preparazione adeguata.
Ma lo Stato da solo non può comunque supplire alle carenze genitoriali nelle situazioni di crisi e credo che i genitori stessi per primi in quelle occasioni debbano capire e comportarsi con una maturità e un amore particolari.
Voglio terminare quindi con una speranza che ci viene dall’Esortazione Apostolica all'episcopato di Papa Giovanni Paolo II che dovrebbe far riflettere tutti noi e chi è preposto a volte a decidere per noi:
I genitori, poiché hanno trasmesso la vita ai figli, hanno l'obbligo gravissimo di educare la prole: vanno pertanto considerati come i primi e principali educatori di essa. Questa loro funzione educativa è tanto importante che, se manca, può appena essere supplita. Tocca infatti ai genitori creare in seno alla famiglia quell'atmosfera vivificata dall'amore e dalla pietà verso Dio e verso gli uomini, che favorisce l'educazione completa dei figli in senso personale e sociale. La famiglia è dunque la prima scuola di virtù sociali di cui appunto han bisogno tutte le società. il diritto-dovere educativo dei genitori si qualifica come essenziale, connesso com'è con la trasmissione della vita umana; come originale e primario, rispetto al compito educativo di altri, per l'unicità del rapporto d'amore che sussiste tra genitori e figli; come insostituibile ed inalienabile, e che pertanto non può essere totalmente delegato ad altri, né da altri usurpato.”




domenica 15 aprile 2018





Una famiglia dispersa

Una famiglia povera che si muove cercando casa da un paese all’altro. Nessuno l’aiuta e una bambina non va a scuola. 
I genitori finalmente trovano un alloggio di emergenza da un amico del padre in un paese del Centro Italia, ma i soldi non bastano e fra un piccolo affitto, le utenze e le spese di tutti i giorni, i genitori non possono più pagare la mensa scolasrica alla loro figlia. Lei si vergogna perché ogni volta, quando tutti vanno a tavola, lei deve uscire, se non si paga non si mangia, per cui si confida con i genitori e non vuole andare a scuola, pensa che i compagni la prendano in giro perché è povera. La mamma che è una maestra la consola e pensa di aiutarla facendola studiare a casa con lei: errore madornale.
Dopo circa quattro mesi la scuola avverte i carabinieri che avvisano il Servizio Sociale.
L’Assistente Sociale si reca a casa della famiglia e non trova alcuno. La porta è sbarrata, dalle finestre sembra tutto spento. Risponde solo un vicino di casa che parla con l’impiegata del comune e racconta che vede pochissimo la bambina perché la mamma, a suo dire, la tiene sempre dentro casa, non la fa mai uscire perché teme che le rubino la figlia, chiude sempre le finestre perché teme che entrino gli insetti di cui ha paura: la descrive, comunque, come una povera complessata che costringe la bambina segregata in casa.
L’assistente Sociale la sera stessa scrive al Pubblico Ministero competente il quale gira, virgolettando, ciò che ha ricevuto al Tribunale dei Minorenni. L’Assistente Sociale, intanto, il giorno dopo la prima visita, torna a conoscere la famiglia, la casa è pulita e in ordine, c’è solo il bagno otturato perché non è ancora venuto l’idraulico, la bambina è a letto malata. La visita si conclude con l’intimazione alla mamma di portare il giorno dopo la bambina a scuola: la mamma rassicura. 
Inaspettatamente dopo mezz’ora l’Assistente Sociale ritorna e porta via la bambina. A nulla valgono i pianti e il dolore della donna che chiede di accompagnare almeno la figlia perché è febbricitante. Durante il viaggio la bambina vomita ed è impaurita. Il cammino è lungo, dura più di un’ora di macchina: la sera la piccola saluta la mamma e non tornerà mai più a casa. Oggi è stata adottata.
L’Assistente Sociale, comunque, relazionerà di nuovo al Tribunale dei Minorenni alcuni giorni dopo, quando i giudici, senza aspettare nemmeno la sua relazione, dopo aver conosciuto la famiglia, aavevano già emesso un’ordinanza per allontanare la bambina da casa.
Quindi traduco: l’Assistente Sociale ha allontanato la piccola, supponiamo con un provvedimento d’urgenza (Art.403 c.c.), mai visto agli atti, firmato da chi? Con quale motivazione? E il Tribunale dei Minorenni convaliderà l’allontanamento senza sapere alcunché della famiglia basandosi solamente sulle parole di un vicino di casa che, fra l’altro, smentirà per iscritto gran parte di quello che aveva relazionato l’Assistente Sociale stessa.
Passano i mesi, ci si accerterà se i genitori sono sani di mente, se sono adatti ad allevare una figlia, cosa che risulterà dalle visite fatte alla ASL del luogo che dice che la bambina, per loro, può ritornare dai genitori.
Il Tutore, non contento chiede al giudice, che concede, di fare un’ulteriore visita presso un centro privato (chissà perché?). Qui si dubita della loro genitorialità e la bambina rimane in comunità.
Allora arriva anche la Procura, perché, se è stata allontanata una bambina, i genitori potrebbero essere anche maltrattanti? Mesi di indagini e alla fine i due non vengono nemmeno rimandati a giudizio con queste parole:
gli elementi in atti [sono] insufficienti, e comunque ampiamente inidonei a sostenere l’accusa in giudizio […] Va ricordato che le indagini hanno escluso qualsiasi maltrattamento fisico (percosse abituali) dei genitori nei confronti della figlia, ed è anzi emerso un profondo attaccamento degli stessi (soprattutto della madre) a […]. Non sono state riscontrate in alcun modo neanche vessazioni di carattere psichico (ingiurie e minacce)”.
Ci chiediamo quindi: “perché questa bambina non è tornata a casa?” 
Nessuno ce lo dirà mai, o meglio c’è stata una sentenza, anzi tre, fino alla Cassazione. Quindi Giustizia è fatta!

mercoledì 11 aprile 2018



Italia crudele

Certe volte mi chiedo se oramai ci siamo abituati alle tragedie; ed io per primo.
Oggi riflettevo chiedendomi se tante storie di bambini sottratti dalla Giustizia ai loro genitori ci abbiano reso insensibili.
Insensibili. Proprio così, ci stiamo abituando a queste brutture, oramai  sta diventando quasi normale sentire queste storie e renderci  conto che, per quanto ci si possa dare da fare, tutto continua sempre come prima. 
Allora mi sono chiesto perché nella mia Italia che da bambino mi hanno insegnato ad amare, di cui mi hanno raccontato essere madre di uomini che hanno dato la loro vita per un ideale, di uomini che sono stati nel mondo esempi di cultura e di passione, mi chiedo cosa sta succedendo? Chi siamo diventati se ora accettiamo tanta ingiustizia su degli innocenti, se accettiamo che invece di aiutare le loro famiglie l’unica cosa che sappiamo fare è quella di togliere loro i figli…è come pensare di curare una ferita in un braccio amputando l’arto. E la cronaca odierna, se ci da l’informazione ci parla di bambini rinchiusi nei nuovi orfanatrofi, qualcuno un po più moderno, qualcuno un po più antico, ma pur sempre luoghi dove questi sfortunati figli vivono da soli lontani dai loro genitori, spesso colpevoli solamente di averli amati troppo, si perché è storia recente di madri a cui sono stati tolti i figli perché accusate di essere troppo protettive, di soffocarli con il loro amore! Mi chiedo quanto amore deve dare una madre o un padre al proprio figlio? Ricordo che da bambino a volte avrei voluto sparire fra le braccia di mia madre, ci sono circostanze e circostanze, momenti particolari della vita in cui un bambino ha bisogno, solo bisogno di essere abbracciato, ha bisogno di sentirsi protetto e amato.
Mi chiedo come si fa a pensare che una casa anonima, un luogo per quanto sia accogliente, quando lo è, possa sostituire la propria casa e i propri genitori! A volte mi chiedo se chi ordina simili disposizioni si renda conto di quello che sta facendo o se tutto diventa burocrazia e la sensibilità non abbia più posto nei loro cuori.
Certo i bambini vanno salvati e allontanati da genitori violenti e maltrattanti, ma è sempre così?,
Queste pagine che ho chiamato “Il Caso” vi metteranno a conoscenza di allontanamenti di minori e della sofferenza delle loro famiglie.
Tempo fa ho conosciuto dei genitori a cui avevano tolto i figli. Lo stesso tribunale solo sette mesi prima dell’allontanamento aveva decretato che i bambini dovessero vivere con La madre e che il padre potesse continuare a vederli.
Il padre è un dipendente del Ministero della Difesa, una pesona stimata e perbene; il suo colonnello comandante diceva di lui con un attestato di rendimento di servizio:“ Il sig.[…] durante il periodo di servizio presso questo comando, ha sempre svolto la propria attività lavorativa con regolarità, impegno, eseguendo quanto richiestogli nei tempi e nelle modalità indicate. Ha dimostrato inoltre, di essere un corretto collaboratore, pacato nei modi, educato e disponibile nei confronti dei colleghi”.
Ho conosciuto anche la casa dove abitano ancora,che è dignitosa, pulita e in ordine ed ho letto tutti gli incartamenti giudiziari e, a mio parere, niente poteva far pensare ad un allontanamento dei loro bambini che avevano, peraltro, più volte chiesto di tornare dai genitori. Che io sappia,  sono ancora rinchiusi in una comunità senza poterli vedere oramai da più di un anno.
Questa la sentenza:
[n.d.r. il Tribunale] P.Q.M.
“Dichiara [I genitori] decaduti dalla responsabilità genitoriale […e ] lo stato di adottabilità dei minori predetti, con l’interruzione, graduale, dei rapporti tra gli stessi, i genitori, ed i rispettivi nuclei familiari […]”
Qualche giorno dopo i Servizi Sociali scrivono:
“Questo ufficio sociale in accordo con la casa famiglia […] stabilisce che a decorrere da martedì 13 dicembre p.v. i minori […] possono incontrare il padre [n.d.r. solo il padre e non la madre] nei seguenti giorni in vista dell’interruzione dei rapporti: Martedì 14 dicembre p.v. dalle ore 16,30 alle ore 17,30 e mercoledì 28 dicembre p.v. dalle 16.00 alle 17.00.”
Immaginate l’ultimo incontro?
Potete pensare di vedere i vostri figli un’ultima volta quel giorno e poi mai più?
Potete immaginare degli orfani con i genitori ancora in vita?
Tutto questo accade dopo la sentenza di primo grado, prima che sia finito il giudizio che potrebbe durare altri anni fino alla sentenza definitiva di Cassazione.
Allora il paradosso quindi ci dice che:
I bambini, dopo anni che non vedono la famiglia, in teoria, potrebbe ritornare a casa e il tribunale potrebbe dire che non dovevano essere allontanati!?
Ovviamente questo non succede quasi mai perché a questo punto la Cassazione di solito decide di allontanare definitivamente i bambini dalla famiglia e  mandarli in adozione….questo ovviamente nel "maggiore interesse dei minori!"
Questa la motivazione più usata: “Dopo anni, come si può togliere un bambino da un ambiente in cui vive da cosi tanto tempo! Oramai la sua famiglia è quella dove vive ora!”
Credo non ci sia bisogno di aggiungere altro. Così infatti è stato tante volte e sarà.

lunedì 9 aprile 2018



La calendarizzazione degli incontri dei minori con i genitori

I fatti

Partendo dal presupposto che le deroghe alle leggi le stabilisce solo il legislatore in Parlamento sappiamo che nemmeno un Tribunale può derogare da questa realtà quindi i Giudici si devono sempre attenersi alle disposizioni di legge.
Questa asserzione sembra scontata ma non lo è.
Ormai da tempo vige la prassi, soprattutto nelle sentenze dei Tribunali dei Minorenni, che i Servizi Sociali vengano incaricati di calendarizzare gli incontri con i genitori nelle separazioni o negli affidamenti a terzi.
Questo, oltre ad essere, a nostro avviso, “contra legem” come dimostreremo in seguito, genera quasi sempre un contrasto immediato fra  le famiglie assistite e l’Assistente Sociale, andando ad incidere negativamente sul suo lavoro con conseguenze e ripercussioni anche sui minori che andrebbero invece tutelati ed aiutati.
C’è da aggiungere anche che in questi casi l’Assistente Sociale, non potendo svolgere le sue mansioni nella maniera corretta e non potendo confliggere per il suo codice deontologico con gli utenti, dovrebbe addirittura dimettersi dall’incarico,[1] cosa che non avviene quasi mai causando danni sul danno.

La Legge

L'Art.13 della Costituzione Italiana consente solamente al tribunale di limitare la libertà delle persone, quindi se il Servizio Sociale o ancor peggio un Assistente Sociale decide di calendarizzare gli incontri di un Minore con uno dei genitori o con tutti e due, in quel momento sta decidendo i limiti della libertà dei genitori e, cosa ancor più grave, quella del Minore stesso!


L’ Art.4 comma 3 della legge 184/1983 dice:

“Nel provvedimento di affidamento familiare devono essere indicate specificatamente:
[…]i tempi e i  modi dell'esercizio dei poteri riconosciuti all'affidatario, e le modalità attraverso le quali i genitori e gli altri componenti il nucleo familiare possono mantenere i rapporti con il minore”                                          

L’ Art.3 comma 3 della legge 184/1983 dice:

“Nel caso in cui i genitori riprendano l'esercizio della potestà, le comunità di tipo familiare e gli istituti di assistenza pubblici o privati chiedono al giudice tutelare di fissare eventuali limiti o condizioni a tale esercizio”.

L’Art. 337 ter Codice civile dice:

“[…] il giudice adotta i provvedimenti relativi alla prole con esclusivo riferimento all'interesse morale e materiale di essa. Valuta prioritariamente la possibilità che i figli minori restino affidati a entrambi i genitori oppure stabilisce a quale di essi i figli sono affidati, determina i tempi e le modalità della loro presenza presso ciascun genitore […]”

L’Art. 337 quater Codice civile dice:
 “[…] Il genitore cui sono affidati i figli in via esclusiva, salva diversa disposizione del giudice, ha l'esercizio esclusivo della responsabilità genitoriale su di essi; egli deve attenersi alle condizioni determinate dal giudice” 

L’Art.9 del Codice deontologico degli Assistenti Sociali dice:
Nell’esercizio delle proprie funzioni l’assistente sociale, consapevole delle proprie convinzioni e appartenenze personali, non esprime giudizi di valore sulle persone in base ai loro comportamenti.” [2]

Dalla “Relazione della commissione speciale d'inchiesta circa il sistema di tutela dei minori nella regione Emilia-Romagna”

non vi è dubbio alcuno che nella normativa nazionale vigente, a fronte delle informazioni, segnalazioni e relazioni prodotte dai servizi sociali, la responsabilità piena della loro valutazione e del loro controllo spetti e competa alla autorità giudiziaria minorile […] Richiamato ancora una volta che il sistema normativo italiano dispone l’obbligo ai pubblici ufficiali e agli incaricati di pubblico servizio che ne abbiano avuto notizia nell’esercizio delle loro funzioni di fare denuncia senza ritardo e per iscritto al pubblico ministero o a un ufficiale di polizia giudiziaria (art. 331 c.p.p.), non vi è dubbio che il compito dei servizi non si estende alla valutazione del caso , tanto che l’art. 332 definisce il contenuto della denuncia in modo sostanzialmente avalutativo: […]. È dunque possibile che i servizi sociali, anche per la responsabilità connessa all’obbligo giuridico di segnalazione, effettuino segnalazioni erronee o sopravvalutate, per qualsiasi motivazione o causa. Non vi è però alcun dubbio che il controllo di tali informative è del tutto in carico alla autorità giudiziaria, minorile o -se del caso- penale.”
file:///C:/Users/lenovo/Desktop/Vicenda-Bibbiano-Regione-Emilia-Romagna-Relazione-finale-Commissione-inchiesta-minori.pdf

Vogliamo infine sottolineare che Il Servizio Sociale e ancor più l’Assistente Sociale, anche nel caso specifico avesse riconosciuto dall’Autorità Giudiziaria l’affidamento dei minori, non sembra possibile possa calendarizzare gli incontri fra i genitori ed i figli e questo si deduce dal fatto che, un genitore anche se ha avuto l’affidamento esclusivo di un figlio non potrà mai di sua iniziativa calendarizzare gli incontri di questo con l’altro genitore, ma dovrà sempre avere disposizioni dall’Autorità Giudiziaria.

Che fare

L’Assistete Sociale incaricato da chiunque ed anche da un tribunale di eseguire un ordine “contra legem” prima di eseguirlo deve immediatamente avvisare il responsabile del Servizio, il Sindaco o il suo delegato e aspettare disposizioni.[3]
A questo punto, chi di dovere, ravvedendo una disposizione dell’Autorità Giudiziaria contraria alle disposizioni di legge ed  anche un danno erariale per il Comune che amministra, in quanto il Servizio Sociale dovrebbe effettuare  una prestazione lavorativa che non gli compete spendendo danaro pubblico, dovrebbe immediatamente scrivere al Tribunale competente ed avvisarlo della situazione chiedendo i danni che la sentenza inevitabilmente produrrà.
C’è da dire poi che le sentenze non hanno valore di legge, quindi non sono la legge e coinvolgono e vincolano solamente le parti in causa.[4] In questi casi i Servizi Sociali non sono le parti in causa.
A nostro avviso il Sindaco e le parti potrebbe ricorrere anche al Giudice Tutelare che ovviamente non ha la competenza ad emettere statuizioni di tipo “modificativo” ma solo “interpretativo”. [5]
Dunque, se la sentenza stabilisce che i Servizi Sociali debbano interessarsi delle calendarizzazioni degli incontri, il Giudice Tutelare potrebbe interpretare la disposizione senza correggerla con la frase “previa approvazione del Tribunale competente
Cass. n. 7957/1990
“Dopo la separazione (consensuale o giudiziale) dei coniugi con prole minore, […] ancorché insorga questione sull'interpretazione delle clausole della separazione medesima, rientra nelle attribuzioni del giudice tutelare , non del tribunale per i minorenni (competente invece in sede di reclamo) […][6]

Conclusioni

Se nelle sentenze sono sempre indicati i motivi dell’allontanamento, quasi mai ne vediamo una che riporti i tempi e i modi in cui l’affidatario deve operare, ne le modalità in cui le famiglie d’origine possano mantenere i rapporti con i propri figli, come prescrive la Legge.
I Servizi Sociali, già carichi di incombenze, spesso decidono in base alle loro specifiche esigenze che sono spesso influenzate da carenza di fondi, personale ecc.

In alcuni casi queste decisioni vengono addirittura lasciate alla discrezione di personale molto giovane ed inesperto concedendo loro un potere discrezionale inadeguato al lavoro che potrebbero e dovrebbero svolgere e che può spesso decidere della vita futura di una famiglia e dei loro figli.
Queste criticità vengono ancora una volta sottostimate: sappiamo con certezza da studi fatti a livello europeo che i bambini privati di una o entrambe le figure genitoriali  riportano spesso non solo danni psicologici ma anche numerosi danni fisici perché questi ultimi derivano spesso dagli stessi danni della psiche.
Il mantenere un bambino, soprattutto se molto piccolo, troppo a lungo in una situazione di stress da deprivazione genitoriale può anche alterare la neurobiologia del cervello causando problemi nella regolazione dell’emozione, dell’attenzione, ed anche danni nell’attività fisica e motoria.[7]
Qual è la soluzione? Forse basterebbe che tutti seguissero le disposizioni di legge o avessero ben presente le loro linee guida o il loro codice deontologico.
Ovviamente, se ci sono colpe, nessuno ne sembra esente e forse ognuno dovrebbe fare almeno la sua parte, così che, anche coloro che non sono professionisti degli affidamenti minori, vogliano e possano almeno denunciare ciò che accade.




[1] Art.19.” Qualora […]  venga meno il rapporto fiduciario […] egli stesso [l’assistente sociale] si attiva per trasferire, con consenso informato e con procedimento motivato, il caso ad altro collega,
[2] Nota bene: Il Servizio Sociale e ancor più l’Assistente Sociale, anche nel caso specifico avesse riconosciuto dall’Autorità Giudiziaria l’affidamento non sembra possibile possa calendarizzare gli incontri fra i genitori ed i figli E questo si deduce dal fatto che, un genitore anche se ha avuto l’affidamento esclusivo di un figlio non potrà mai di sua iniziativa calendarizzare gli incontri di questo con l’altro genitore, ma dovrà sempre avere disposizioni dall’Autorità Giudiziaria.
[3] Vedi Blog Giuridico e Sociale di Massimo Rosselli del Turo, Quaderno 27 “Proposte di Regolamenti per gli Assistenti Sociali “La tutela delle Famiglie e dei Minori nelle crisi giudiziali” http://affidamentiminorili.blogspot.it/p/i-quaderni.html
[5] Cass. n. 6306/1985
[7] Vedi http://affidamentiminorili.blogspot.it/p/i-quaderni.html  – Terzo Quaderno, «Conseguenze nella qualità di vita del minore allontanato dai genitori» di Massimo Rosselli del Turco, in http://affidamentiminorili.blogspot.it/p/i-quaderni.htmlcfr. «Ruolo del pediatra nell'assistenza a minori in affido etero o intra familiare», Pediatrics in review, vol. 22, n. 11 novembre 2012, Moira Szilagyi e ancora l'articolo del dottor Vittorio Vezzetti, Scientific Responsible European platform for joint custody and childhood Colibrì, and Founder International Council on shared parenting in «I danni da deprivazione genitoriale e da stress nell'infanzia»



sabato 7 aprile 2018






L’Italia dei “bambini nel vento”


C’era una volta una famiglia” in Italia, si, forse “c’era una volta”! Sembra l’inizio di una favola, invece è l’inizio di una tragedia, una tragedia tipica italiana che nasce nel nostro paese dove sembra che la democrazia sia solo una facciata di comodo.
Siamo in Europa, ma ci siamo perché non abbiamo alternativa e la nostra Giustizia in molti casi ci rappresenta come un belletto che dopo averci costruiti finti si cancella prima di andare a dormire perché non si dorme truccati.
E noi dormiamo sonni da anni e la Giustizia, come noi italiani, sembra si sia addormentata aspettando tempi migliori.
E intanto? Intanto nessuno, ad esempio, ci parla più da tre anni di circa 27.000 bambini fuori famiglia, bambini che non sono più con i loro genitori naturali, bambini che le nostre Istituzioni hanno deciso che devono vivere con altre persone o addirittura nelle cosiddette Case Famiglia o come si dice più comunemente “Comunità di Accoglienza”.
Ma di cosa ci lamentiamo! in Europa le statistiche ci informano che la percentuale di questi bambini “fuori famiglia” rispetto agli altri paesi è una fra le più basse! Benissimo, ma io vorrei invece sapere come questi bambini ci sono arrivati fuori della propria famiglia, non tanto quanti sono, perché i bambini delle mafie che vanno a spacciare la droga non sono fra questi perché è pericoloso proteggerli e magari fuori famiglia ci soo i figli della povera gente che non può difendersi e che forse non avevano i soldi per un'abitazione decente o per un buon avvocato....  
Vorrei lamentare ancora, se qualcuno mi ascoltasse, che queste notizie poi sono vecchie, perché risalgono al 2016 e ci sono state date dal ministero nel 2018 dopo molti anni di silenzio! L’ho detto tante volte, fin dal 2008 nei convegni alla Camera e al Senato, in conferenza stampa in Parlamento, e persino in audizione in Commissione Infanzia nel 2015, quindi sono agli atti alla Camera dei Deputati. Risultato: tutto tace, nessuna reazione, il morto non sente e non parla! E allora mi domando: "è morto o dorme, o è proprio sordo o è distratto? Domanda platonica che non avrà risposta ma che ostinatamente continuo a ripetere. "Ci sarà un cambiamento e quando?"
Siccome sono una persona testarda continuo a lamentarmi e a denunciare che non solo non abbiamo saputo niente dal 2012 al 2017, ma nel 2017 ci hanno dato notizie già vecchie del 2016 e da allora non sappiamo più niente, non sappiamo più nemmeno quanti sono, nessuno ci dice da allora come ci sono arrivati fuori della loro famiglia naturale, perché li hanno allontanati, non sappiamo se sono tornati a casa o se girano ancora per le Comunità, se sono oggi tutelati da qualcuno, se sono dimenticati!
Bambini “dispersi nel vento”, come una volta li ho chiamati, bambini in balia dell’approssimazione, del caso, spesso di una Giustizia distratta, senza risorse intellettuali ed economiche, in mano ad operatori che non hanno voglia, non hanno tempo, non sono motivati, che non credono più nel loro mestiere!
Povera Italia, il paese del “Diritto”, delle “eccellenze”, un paese demotivato da anni di ingiustizie, un paese dove non si va più a votare, dove gran parte dei cittadini non si curano più perché poveri, un paese allo sbando, dove i bambini, quelli che ancora possono, sono lasciati davanti ai videogiochi o alla televisione che li trascina a loro insaputa in un mondo virtuale, dove tutto sembra bello e patinato!
Ma nessuno se ne accorge di questa deriva? Eppure tutti abbiamo letto tanti anni fa la storia di Pinocchio e del “Paese dei Balocchi”, dove i bambini si trasformavano in asinelli. E ora? ora riposano la mente, non pensano proprio più, non devono pensare più! così non danno fastidio, così non si fanno idee sbagliate e non protestano e non protesteranno nemmeno da grandi perché non sanno e non sapranno mai, perché non avranno sogni, non sono abituati a sognare, il mondo virtuale è diventato realtà e tanto basterà loro!
Ed i genitori che si ribellano rischiano di perdere i loro figli. “Ti devi adeguare” mi disse una volta un rappresentante delle cosiddette Istituzioni, se non ubbidisci è pericoloso!
Ma possibile mi sono chiesto che siamo a questo punto? si, certamente è possibile! l’ho letto anche spesso nelle sentenze dei tribunali:
Se non fai quello che ti diciamo ti togliamo i figli e per sempre, quindi zitto e adeguati alla Legge! ed io sono la Legge!” sembra dire il Tribunale!
“ma sig. Giudice, la Legge non è la sua, ma la nostra! Guardi che c’è un errore lei non è soggetto a nessuno ma alla Legge si! e qui non si può interpretare c’è la documentazione che smentisce le sue argomentazioni!”
“non si preoccupi, la nostra Legge prevede la possibilità di appellarsi, vada in Appello!”
“Ma sig. Giudice e intanto mio figlio è fuori casa, con la sua sentenza ci impedisce anche di vederlo e di sentirlo, non sappiamo nemmeno dove è stato messo!” 
Voci nel vento come quella di molti bambini dispersi che non sappiamo più nemmeno dove sono e tutto questo ancora prima della sentenza definitiva che arriverà fra anni quando tutto sarà oramai deciso dai fatti e dalla realtà di una condanna emessa da tempo fuori dei tribunali!

Massimo Rosselli del Turco