Il Gruppo Appartamento è un
presidio residenziale di ridotte dimensioni, accoglie ragazzi con gravi problemi di relazione con le famiglie, o privi delle
stesse, senza valide figure di riferimento e bisognosi di un nuovo rapporto
affettivo ed educativo. Accoglie minorenni alle soglie della maggiore età, o
giovani adulti che presentano disagi esistenziali e nevrosi del carattere
(disturbo alimentare, disturbo comportamentale, disturbo del carattere,
alcolismo, invalidità, cronicità...), sintomatologia che evidenzia la necessità
di un programma di emancipazione dalla famiglia di
origine.”[1]
Questo tipo di Comunità è riservata anche a quei minori che provengono
da esperienze di altre Comunità in cui hanno già compiuto un percorso formativo
specifico per cui ne sono usciti prima che un’eventuale ulteriore permanenza
nella stessa Comunità potrebbe essere controindicata.
Hanno capacità di autonomia notevole ma mancano di un sostegno
genitoriale.
La Comunità completa la loro educazione sociale e volge il suo lavoro
nella conservazione delle qualità estrinseche del minore per accompagnarlo al
termine della sua attività scolastica e
alla sua integrazione nel mondo del lavoro.
L’età di questi ragazzi è quella prossima ai 18 anni con possibilità di
ospitare anche ragazzi fino ai 21 anni e quindi è di grande importanza la
possibilità che la Comunità deve dare loro di rapportarsi in continuazione con
il mondo esterno e con le istituzioni insegnando loro i diritti e i doveri del
cittadino nella società.
Per tutte queste caratteristiche non è adatta a minori al di sotto dei
16 anni soprattutto se non hanno problemi specifici.
Altra caratteristica peculiare degli educatori della Comunità è quella
di interfacciare il più possibile gli ospiti della Comunità con i servizi del
territorio e proporre loro l’integrazione degli assistiti con le sue strutture
lavorative.
La struttura quindi è volta principalmente verso l’esterno e nella gestione
delle correlazioni in-out.
Possono essere accolti in Comunità anche ragazzi che hanno svolto la
scuola dell’obbligo quindi di 16 anni compiuti che si rivolgono ai corsi di
specializzazione di avviamento al lavoro.
Per l’accoglienza di tutti i minori di 18 anni è comunque richiesta
l’autorizzazione formale di chi ne detiene la podestà oppure dell’autorità
minorile competente.
Per i maggiorenni che
rimangono in Comunità ci dev’essere l’autorizzazione del tribunale.
Le Comunità di questo
tipo è bene che abituino li ospiti all’autogestione della propria vita
comunitaria attraverso:
1- L’insegnamento della importanza della
condivisione della pulizia e dell’ordine degli spazi comuni e di contribuire
quindi con le proprie prestazioni ai bisogni della Comunità tutta. Sarà comunque dovere di ogni ospite della
Comunità occuparsi dell’ordine della propria stanza e degli oggetti
personali.
2- La libera volontà occuparsi di aiutare
i loro compagni e assisterli se bisognosi di assistenza. Il reciproco sostegno
sarà una delle prerogative di questi ragazzi che impareranno le caratteristiche
dell’associazionismo e del soccorso verso i più deboli.
3- La formazione di gruppi di studio dove
possano essere inseriti compagni bisognosi di assistenza scolastica o gruppi di
ragazzi che a turno possano supportare i più bisognosi di assistenza sanitaria.
La vita in comune dovrà insegnare il vicendevole aiuto così che all’uscita
dalla Comunità i ragazzi abbiano ben presente che l’associazionismo è un punto
di forza e lavorare insieme garantisce una sicurezza e una tranquillità che
questi ragazzi potrebbero perdere non avendo un riferimento familiare. I loro
compagni sono la loro nuova famiglia e non solo gli educatori che possono
lasciare in ogni momento le Comunità stesse.
4- Lo sviluppo della socializzazione per
organizzare almeno una volta alla settimana incontri collegiali solo fra
ragazzi. Uno di loro a turno mensile ha la prerogativa e la responsabilità di
moderare e organizzare il gruppo e di gestire progetti e situazioni che li
riguardano. Sono previsti 2
responsabili, uno per semestre a cominciare da luglio e sono eletti a
maggioranza assoluta. Il responsabile di turno è anche il portavoce dei minori
presso la proprietà. Non sono ammessi operatori e non sono previste riprese da
parte degli operatori o gestori della Comunità. Sono previste invece riprese e
registrazioni da parte dei ragazzi stessi la cui archiviazione rimane riservata
a loro. All’uopo viene concesso un armadio archivio dove è riposto tutto il materiale
privato dei ragazzi. La chiave viene data a turno fra i 2 responsabili del
gruppo. È possibile visionare l’armadio solamente da un funzionario di Pubblica Sicurezza su
segnalazione di un educatore previa autorizzazione de un responsabile della
Comunità.
La sala riunioni sarà provvista di
arredo consono e di un PC con i principali programmi di Window e di interazione
con l’esterno ma con tutte le limitazioni del caso per la tutela della loro
sicurezza. Ci sarà ancora una stampante, due altoparlanti, un microfono e un
videoproiettore.
5- La realizzazione di una sorta di
società che si autogestisce, si auto amministra e si auto responsabilizza . Una
piccola repubblica democratica di ragazzi che imparano le regole della
democrazia rappresentativa così che i grandi insegnino ai più piccoli
l’amministrazione e le leggi che regolano una Comunità. Gli operatori e gli
educatori dovrebbero sorvegliare e supportare i ragazzi nel loro avvicendamento
alle responsabilità dell’autogestione e li guidino nell’iniziare e proseguire
questo percorso.
6- La valorizzazione di tutte le
manifestazioni artistiche e culturali attraverso rappresentazioni e mostre che
i singoli attori delle Comunità vorranno immaginare e organizzare.
7- L’apertura verso l’esterno con la
società locale permetterà la valorizzazione degli scambi culturali con
associazioni e altre Comunità anche attraverso il collegamento con reti
informatiche esterne soprattutto nel caso di Comunità ospitanti ragazzi con
problemi di disabilità fisica.
Nella Comunità possono alloggiare un massimo di 10
ragazzi.
La proporzione fra educatori e ospiti è di 1 a 5 che però devono
garantite in Comunità almeno 36 ore di referenzialità[2]e
una presenza notturna. Uno dei due educatori sarà responsabile della struttura.
Il
personale educativo deve seguire corsi di formazione professionali e ogni tre
anni sottoporsi a test attitudinali atti a garantire la regolare capacità
lavorativa nel campo specifico.
Il personale ausiliario verrà scelto
da figure professionali che provengono dall’associazionismo con possibilità di
insegnare ai ragazzi un mestiere o una professione.
La mensa potrebbe essere anche
autogestita a turno.
Per ogni ospite deve essere preparato all’entrata un progetto che gli
consenta di rimanere nella struttura il tempo della sua giusta preparazione
all’entrata nella società esterna.
All’avvicinarsi di questo termine il giovane deve seguire un corso di
psicologia di sei mesi che lo prepari ad affrontare al meglio la sua uscita
dalla Comunità.
La Comunità come tutte le altre deve possedere la Carta dei Servizi Sociali come prescrive la legge 328/2000 all’Art.13
comma 1,2,3, che la regola e stabilisce l’accredito.
[1] Da Atti Parlamentari, XVII
legislatura. Relazione sullo stato di
attuazione della legge recante modifiche alla disciplina dell’adozione e
dell’affidamento dei minori, nonché al titolo viii del libro primo del codice
civile. Trasmessa alla Presidenza il 16 dicembre 2013.pag.196

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